La galleria d’arte fumettistica di Lugano è uno dei primi esercizi della città ad accettare pagamenti in criptovalute.
Non solo hamburger, croissant e gioielli, a Lugano anche l’arte si può comprare in criptovalute. Dalla settimana scorsa, è possibile pagare in Bitcoin e Tether, anche se per ora solo in un numero molto limitato di esercizi della Città.
Uno di questi è quello di Marco Lucchetti, titolare dell’omonima Art Gallery, dedicata all’arte fumettistica. La gallery oggi è considerata un punto di riferimento per la cultura della "nona arte" e della Pop Art in Ticino e in Svizzera. Abbiamo parlato con Lucchetti per capire quali sono stati i motivi che l’hanno portato ad adottare questo nuovo metodo di pagamento.
Come mai ha deciso di aprire al mondo delle criptovalute?
«Tutto è nato con l’iniziativa di MyLugano e con il progetto dei token LVGA. È da circa un anno che accettiamo queste transazioni. Essendo già attrezzati per questo tipo di pagamento non abbiamo esitato ad accettare le altre criptovalute: Bitcoin e Tether. Abbiamo visto un’opportunità di vendita, le criptovalute per qualcuno possono sembrare ancora qualcosa di molto lontano dalla realtà, ma questo non è valido per tutti. La nostra attività ha una clientela che può benissimo possedere criptovalute, quindi perché non dare l’opportunità a tutti?».
Quindi crede che presto pagheremo i nostri acquisti in crypto?
«Da una settimana a questa parte siamo una delle sole cinque attività a Lugano in cui si può pagare in criptovalute, ma a quanto mi risulta ce ne sono molte altre che hanno inoltrato richiesta. Ci è capitato di ricevere pagamenti con i token LVGA, non abbiamo mai precluso nessun’opportunità sin dall’inizio. L’aver accettato Bitcoin e Tether è dovuto in gran parte anche alla possibilità di poterli sia convertire subito in franchi, che di mantenerli sotto forma di criptovaluta. Soprattutto oggi che hanno un valore non altissimo rispetto al passato».
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Siete attivi anche nel mondo dell’arte NFT?
«Tre anni fa, quindi ben prima dell’esplosione del mondo NFT, siamo stati la prima galleria a mettere sul mercato degli “originali digitali”. Nel campo dell’arte del fumetto, molti artisti lavorano ormai prevalentemente in digitale, con lo stesso gesto tecnico del disegnare su carta. Questa tendenza ha fatto sì che molte opere non potessero essere fisicamente tangibili dai collezionisti, perché digitali. Quindi, mutuando l’arte fotografica, ne abbiamo garantito la fruibilità attraverso un’unica impressione su carta e l’autenticità grazie alla firma originale dell’artista. Con le nostre avvocate, abbiamo poi studiato un expertise sugli originali digitali, dove dichiariamo insieme all’autore che l’opera, nata in formato digitale, ha la stessa identica valenza di un’originale tradizionale in quanto unica. Per fare un esempio, a breve avremo qui da noi il copertinista di Diabolik, per celebrare i 60 anni dell’iconico fumetto, e lui opera esclusivamente in digitale. Non siamo ancora arrivati a vendere nella nostra sede vere e proprie opere NFT; abbiamo degli originali digitali in unica impressione, in futuro si vedrà. Sono convinto che in futuro esisteranno sempre più opere d’arte digitali».
Secondo lei l’arte potrà giovare di questo nuovo mondo?
«Questo è uno sviluppo prezioso per l’arte, e pian piano passerà sempre di più ad essere fruibile su schermi invece che su carta. Non tutti gli artisti smetteranno di lavorare in modo tradizionale. Ci sarà sempre chi continuerà a disegnare a mano. Nell’arte del fumetto la transizione al digitale è tutt’altro che completa. Lo stesso vale per i clienti: c’è già chi è interessato e riesce ad apprezzare opere in formato digitale e chi sceglie esclusivamente i lavori su carta».
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Che vantaggi ci saranno per Lugano?
«Essere paragonati a realtà come Singapore, sotto l’aspetto dell’adozione delle criptovalute, non è una cosa da poco. Secondo me l’effetto sarà positivo e si trasmette il messaggio che la città sia attenta al cambiamento. Mi auguro che questa possa essere un’arma in più per uscire da questa grandissima crisi che stiamo vivendo oramai da più di tre anni, sia economicamente che psicologicamente».
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