Nessun vino ticinese tra le pagine dell’ultima edizione della Guida Oro i Vini di Veronelli. Ma con una promessa da parte dei curatori: «presto torneremo».
I viticoltori lo avevano già annunciato, ma oggi è arrivata la conferma. L’annata 2022 è stata una delle migliori di sempre in Ticino, nonostante la siccità. A rivelarlo nella giornata di oggi il rapporto sull’annata viticola 2022 realizzato dalla Sezione dell’agricoltura e del Dipartimento delle finanze e dell’economia (Dfe) e l’Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese (Ivvt), dal quale è emerso che lo stato sanitario delle uve provenienti da tutto il cantone è stato tra buono e molto buono e la gradazione tra le migliori dall’inizio delle misurazioni, in media sui 91.0 Oe. Inoltre, rispetto al 2021, la produzione di Merlot è stata superiore del 5,7%, ma inferiore al 4,9% della media decennale. In totale sono state raccolte più di 6mila tonnellate di uva di cui la maggior parte, poco più di 5mila tonnellate, di Merlot.
Ticino, sempre più ettari a vigneto
Negli anni, la superficie vitata del Ticino – compresa la superficie non destinata alla produzione dei vini commerciali – è cresciuta sempre di più, arrivando a toccare i quasi attuali 2 mila ettari, per l’80% coltivato a Merlot.
E chissà cosa direbbe oggi Luigi Veronelli, padre della critica gastronomica italiana, che il Ticino negli anni addietro l’ha frequentato spesso, definendolo un’oasi felice per ‘camminare la terra’. Prima della sua morte, nel 2004, aveva frequentato anche gli studi di Teleticino, dove aveva girato una trasmissione su gusto, ristorazione e vino in occasione dell’uscita della Guida Oro Veronelli che fino al 2012 ha dedicato una sua appendice alla recensione dei vini del canton Ticino.
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Guida Oro i Vini di Veronelli, tornerà in Ticino?
Qualche giorno fa, la presentazione dell’edizione 2023, al Castello di Masino, in Italia. A distanza ormai di undici anni, dall’ultima volta in cui i vini ticinesi sono comparsi tra le pagine della rinomata Guida Veronelli, Andrea Bonini, coordinatore e curatore dell’edizione 2023, è pronto a scommettere su un ritorno di fiamma: «Ci piacerebbe molto tornare in Ticino. Ne abbiamo parlato spesso e nutriamo un profondo interesse verso un territorio dove vengono prodotti dei vini di qualità». Ricorda poi i tempi in cui insieme al maestro della gastronomia capitava spesso tra i filari della Svizzera italiana: «Pensava fosse una terra davvero importante per la produzione vinicola».
Nell’ultima edizione della Guida Veronelli, sono stati recensiti 16’625 vini, per oltre 2mila aziende vitivinicole italiane, assegnate 436 stelle oro, 26 grandi esordi, 5 migliori assaggi e 10 “Sole”, il più alto premio riconosciuto dai curatori. Ma ha ancora senso oggi pubblicare una guida sui vini? Per Bonini «ha un ruolo importante se fa parte di un panorama più ampio che coinvolge critici, lettori e consumatori, produttori e operatori del settore. Ma se diventa un centro di potere esercitato da chi scrive su chi produce non ha senso oggi, come non lo aveva vent’anni fa».
Gigi Brozzoni, storico curatore della guida
Non solo Bonini richiama alla memoria il Ticino come zona amata da Veronelli. Gigi Brozzoni, storico curatore della guida, parla della regione a sud della Svizzera, come di un territorio importante dal punto di vista qualitativo: «Si fanno dei buoni vini, con aziende degne di nota, che piacevano anche a Veronelli».
E commentando quanto degustato per l’edizione 2023 parla di «una particolare attenzione alla fragranza e alla freschezza. I vini si stanno finalmente alleggerendo da tutta la zavorra che le varie culture hanno portato nella viticoltura italiana». Certo è che ricavare un vino perfetto è difficile, soprattutto oggigiorno. Ma non impossibile per Brozzoni. Le caratteristiche del vino perfetto sono date da «una combinazione tra gradevolezza, intensità, spessore, nonché la capacità di trasmettere le caratteristiche di un luogo unico tramite la personalità del vino». Una posta in palio davvero alta se si considerano le sfide che viticoltori sono chiamati a fronteggiare. Una fra tutte il cambiamento climatico. Brozzoni invita i vignaioli a «porsi in ascolto della terra e del clima, per sapere cosa ottenere dalle uve, affinché i vini siano figli del tempo e del territorio». Esorta a non forzare la mano, quanto ad «assecondare la natura per fare vini meno esplosivi, ma più eleganti». E riflettendo su cosa suggerirebbe Veronelli ai produttori, in questo delicato periodo storico dice: «Li incoraggerebbe a osare nel ricercare sempre di più la qualità. Di non accontentarsi dei risultati già raggiunti, ma di perseguire sempre la perfezione».
Ecco i dieci "Sole"
Per il 2023, ad aggiudicarsi il prestigioso premio sono stati Freisa d’Asti Superiore Sorì di Giul 2017 di Tenuta Santa Caterina (Grazzano Badoglio AT), Colline di Levanto Vermentino Luccicante 2021 di Cà du Ferrà (Bonassola SP), Trentino Superiore Cembra Müller Thurgau Viàch 2020 di Corvée (Cembra Lisignago TN), Colli Euganei Fior d’Arancio Passito 2018 di Cà Lustra – Zanovello (Cinto Euganeo PD), Lambrusco di Sorbara Spumante Brut 36 2015 di Cantina della Volta (Bomporto MO), Cortona Vin Santo Occhio di Pernice 2008 di Leuta (Cortona AR), Capolemole Rosso Lazio 2019 di Marco Carpineti (Cori LT), Costa d’Amalfi Tramonti Bianco Colle Santa Marina 2020 di Apicella Giuseppe (Tramonti SA), Sicilia Nero d’Avola Vrucara 2018 di Feudo Montoni (Cammarata AG), infine Carignano del Sulcis Riserva Santomoro 2019 di Vigne Bentesali (Sant’Antioco CA).
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