Da pochi a troppi: la crisi dei microchip è davvero finita? I numeri dicono di sì, ma rimane l’incertezza

Redazione

29 Luglio 2022 - 08:22

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La produzione dei componenti tecnologici è tornata ad adeguarsi ai consumi. Ma guerra e lockdown costringono il settore produttivo alla cautela.

Da pochi a troppi: la crisi dei microchip è davvero finita? I numeri dicono di sì, ma rimane l'incertezza

Finalmente una buona notizia. La carenza di microchip che nel 2021 aveva messo in crisi un’infinità di cicli produttivi - dalle auto agli smartphone e via di seguito -, spingendo molti Paesi a finanziare le aziende che producono semiconduttori, pare sia definitivamente conclusa.
E il tutto è avvenuto nel modo più naturale possibile, ossia lasciando che il mercato risolvesse il problema in autonomia agendo sulla legge che regola domanda e offerta.

Alla fine, dunque, la produzione dei componenti tecnologici è tornata ad adeguarsi ai consumi. Questo - pare - indipendentemente da ciò che ha fatto la Cina, seguita a ruota da Europa e Stati Uniti , tutti impegnati a reperire risorse cospicue per sostenere i produttori di microchip con sostanziosi finanziamenti. Una mossa che riletta oggi, rischia di rimpolpare i profitti delle grandi aziende tecnologiche, oggi più ricche che mai.

Numeri confortanti

La penuria dei semiconduttori è dunque terminata? I numeri sembrano proprio confermarlo. I vari lockdown applicati ai settori industriali avevano sì prodotto un blocco nella produzione di microchip, generando una carenza mostruosa quando i consumi avevano ripreso a macinare a pieno regime nel corso del 2021.
Oggi, a distanza di vari mesi, come riporta la rivista Wired, viviamo una situazione completamente opposta. A luglio 2022 l’azienda taiwanese Tsmc, che produce alcuni dei microchip più avanzati al mondo, ha annunciato profitti record nell’ultimo trimestre, con un aumento del 76,4% sul 2021. Ironia della sorte, dai primi riscontri pare che ora il mercato produttivo mondiale - dopo essere stato sommerso dalla disponibilità di semiconduttori - abbia dovuto ridurre la domanda di microchip perché disponibili in abbondanza.

Il punto di equilibrio

Con una situazione generale di sovrabbondanza, ora principali produttori mondiali di microchip si preparano ad affrontare un calo dei prezzi. Per un ritorno stabile alla normalità - ciascun settore segue dinamiche proprie, a causa della diversità dei componenti coinvolti nella catena produttiva - servirà attendere ancora un po’.
I microchip, infatti, non sono tutti uguali e per alcuni prodotti - l’automotive, ad esempio - occorrono semiconduttori differenti tra loro, provenienti da fornitori molto eterogenei.

Scenari imprevedibili

Eppure la ripresa della produzione di componentistica avanzata, non basta a far dormire sonni tranquilli i mercati. I lockdown improvvisi decretati a macchia di leopardo in Cina - l’ultimo è scattato proprio in questi giorni a Wuhan dove per quattro casi asintomatici è stato messo in quarantena un milione di persone -, l’evoluzione incerta del conflitto in Ucraina e una generale instabilità dell’economia mondiale bastano a tenere sempre alta l’attenzione sulle possibili evoluzioni - o involuzioni - produttive. Insomma, il rischio è che basta un nuovo alito di vento per catapultare puntoacapo produttori e consumatori nella contorta dinamica dell’incertezza generale, che abbiamo imparato a conoscere tutti molto bene.

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