Obiettivo Ticino 2032. Aiti (Ri)presenta il Piano strategico per lo sviluppo economico del cantone

Chiara De Carli

21/10/2022

24/10/2022 - 08:22

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«Per consentire al cantone di fare il salto di qualità è necessario che ogni attore faccia la sua parte», ha affermato Modenini durante la presentazione di "Ticino 2032".

Obiettivo Ticino 2032. Aiti (Ri)presenta il Piano strategico per lo sviluppo economico del cantone

«È un atto dovuto come associazione delle industrie verso il nostro territorio. Al quale noi teniamo tanto e che vogliamo veder crescere in maniere costante nei prossimi anni. Vogliamo poter dare il nostro contributo e siamo a disposizione di istituzioni e politica per lavorare insieme». Sono queste le parole con cui il presidente dell’Associazione industrie ticinesi (Aiti), Oliviero Pesenti, inizia il suo discorso di presentazione del Piano strategico per lo sviluppo economico del cantone Ticino. Il documento, presentato giovedì in conferenza stampa e approvato dall’assemblea straordinaria di Aiti di lunedì scorso, non è nuovo, ma consiste nell’aggiornamento di quanto proposto qualche mese fa dalla stessa associazione.
«Il piano strategico è stato infatti denominato “Ticino 2032 – ha spiegato Pesenti –, perché i prossimi 10 anni saranno di rilevante importanza, per definire i futuri assetti economici e sociali, garantendo crescita economica e benessere della popolazione».
Il progetto, da maggio a oggi, è stato rivisto e discusso con una sessantina delle oltre 200 imprese associate ad Aiti, chiamate a rispondere a un questionario di 138 domande. Il risultato finale è un documento di 100 pagine, suddiviso in 6 capitoli con argomenti che spaziano dalla formazione scolastica, alla cultura d’impresa, alla fiscalità e competitività del territorio fino alle sfide che il mercato del lavoro dovrà affrontare nei prossimi anni. «Si tratta di un documento vivo – chiarisce Pesenti – un documento di lavoro che deve essere oggetto necessariamente di approfondimenti».
«Non si rivolge solo alle istituzioni e alla politica, bensì anche alle imprese. Alle quali spetta promuovere la cultura d’impresa e l’essere imprenditore», implementando anche la responsabilità sociale d’impresa. Tra gli elementi cardine alla base del Piano strategico, afferma il presidente di Aiti, vi è la necessità di «mantenere in Ticino una solida base produttiva: è una carta vincente. Perché – puntualizza –, senza produzione non ci sono servizi». Ha poi evidenziato nuovamente la necessità di un aggiornamento della formazione scolastica, professionale e accademica. Nonché il fabbisogno delle piccole e medie imprese (Pmi) di investire in innovazione, a volte difficoltosa a causa della crisi economica in corso. «Il nostro obiettivo – conclude – è quello di aprire una discussione pubblica e politica sulle scelte migliori da fare per costruire lo sviluppo economico e il benessere sociale del canton Ticino nei prossimi anni e decenni».

Quale tipo di economia vogliamo e possiamo permetterci?

Dal canto suo, il direttore di Aiti, Stefano Modenini ha illustrato lo scopo del documento. L’intento consiste nel «far discutere e a fare pressioni sulle decisioni istituzionali e politiche, perché secondo noi è arrivato il momento di agire». E ammette «Certo, se uno quantificasse gli investimenti secondo quanto stilato, le somme sarebbero davvero ingenti. Si parla circa di cifre comprese tra i 200 e i 500 milioni di franchi , non sono pochi. Nel documento non abbiamo nascosto che i finanziamenti vanno trovati, non ci tiriamo indietro di fronte alla necessità di trovare risorse. L’economia privata prende delle decisioni quando chi prende decisioni ha una strategia ben precisa».
Dal confronto con le imprese è emerso che è necessario «sottolineare l’importanza della collaborazione tra economia e Stato e tra economia e istituti formativi e accademici». Inoltre «la maggior parte delle nostre imprese fanno parte di filiere internazionali. Significa che sono chiamate a competere con realtà più grandi, una condizione che andrà accentuandosi negli anni a venire. A fronte di una capacità di innovazione che richiede sempre più capitali di investimento, difficilmente reperibili. Soprattutto per le piccole medie imprese». Un campanello d’allarme per le istituzioni, «perché se questo territorio vuole rimanere competitivo deve investire sempre di più. C’è bisogno che soprattutto lo Stato moltiplichi gli investimenti e faciliti, con misure fiscali, gli investimenti privati nell’innovazione». «Le imprese hanno manifestato la preoccupazione di non avere le risorse necessarie per far fronte alle sfide».

Da rivedere i percorsi formativi

Per quanto riguarda la formazione, Aiti sottolinea che le competenze tecniche devono essere incrementate nell’insegnamento a scuola. E punta «sulla valorizzazione dell’apprendistato. Una grande nota dolente per tutta la Svizzera, non solo il Ticino: è davvero difficile trovare apprendisti». Dalle voci raccolte, per le imprese sarebbe ottimale creare un profilo formativo che preveda sia materie tecniche unite a quelle umanistiche.
In questo campo, diverse le proposte. Tra le tante, creare un equilibrio tra scuole commerciali e tecniche, in quanto attualmente nel cantone sono prevalenti le prime, e ideare un percorso di formazione industriale con un biennio comune per tutti, a cui fa seguito un biennio di specializzazione. Ancora una volta hanno sottolineato la necessità di rafforzare lo studio del tedesco e dell’inglese nella scuola dell’obbligo e nelle formazioni superiori prevedere dei master interamente insegnati in queste lingue.

«Se vogliamo fare innovazione dobbiamo mettere a disposizione fondi»

Modenini pone poi l’accento sull’importanza dei centri di competenza, luoghi dove le aziende possono fare ricerca. «Noi puntiamo a costituirne uno sulle scienze della vita perché sul nostro territorio si contano circa 500 aziende attive nel settore. Un settore su cui bisogna scommettere con forza». «Se vogliamo sostenere l’innovazione – continua – bisogna mettere a disposizione del capitale importante. In parte lo metteranno le aziende, ma in parte lo dovrà mettere lo Stato, se crede che questo cantone possa fare il balzo».

Clima elezioni, qualcosa inizia a muoversi

Confessa, infine, che qualcosa da maggio a oggi si è smosso: «Abbiamo avuto un incontro con il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) e con il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS)».

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