È quanto emerge dalla ricerca sulle Pmi di Raiffeisen, giunta alla quinta edizione.
Nonostante la difficile situazione geo politica e il conseguente aumento dei prezzi, le piccole e medie imprese (Pmi) svizzere si dicono ottimiste. È quanto emerge dalla ricerca sulle Pmi di Raiffeisen che mostra come negli ultimi 12 mesi, il 56% ha registrato un ulteriore incremento del fatturato. Inoltre, il 63% prevede un miglioramento della cifra d’affari per l’anno 2022. Nonostante la forte pressione, appaiono più preparate alle crisi rispetto al passato. Solo l’8% ha dichiarato di non essere preparato.
Roger Reist, Responsabile Clientela aziendale, Treasury & Markets e Membro della Direzione di Raiffeisen Svizzera, è impressionato dalla capacità di resistenza delle Pmi svizzere:
«Gli anni passati dimostrano chiaramente che possono reagire alle situazioni di crisi con grande adattabilità e flessibilità. Durante la pandemia di coronavirus non si sono limitate a dimostrare questa incredibile resilienza, ma l’hanno potenziata. Non sorprende quindi che la maggior parte delle PMI svizzere intervistate gestisca particolarmente bene anche le nuove sfide».
Ottimismo offuscato dalle ombre
L’inflazione, l’accesso alle risorse e l’interruzione delle catene di creazione del valore internazionali incidono sulla situazione economica delle Pmi svizzere, turbando le loro prospettive. Poco meno della metà delle imprese intervistate prevede condizioni quadro economico-politiche molto buone o buone; le Pmi più grandi (con fatturato di oltre dieci milioni di franchi) valutano le condizioni quadro economico-politiche più positivamente rispetto a quelle più piccole.
Considerano invece la propria situazione economica in modo migliore: il 73 % definisce da molto buona a buona la situazione economica attuale della propria impresa; l’87% prevede per il 2022 un fatturato in aumento o almeno invariato.
Tra i maggiori rischi congiunturali per i prossimi dodici sono stati individuati prezzi elevati di energia e materie prime, la disponibilità di queste ultime e l’accesso a personale qualificato. La buona situazione economica delle Pmi svizzere e le prospettive positive non devono però distogliere dalle preoccupazioni generate dagli attuali focolai di crisi e dai relativi rischi congiunturali. Le relazioni bilaterali con l’Ue, la pandemia e i temi di politica finanziaria, come la politica dei tassi della BNS o la volatilità dei tassi di cambio, sono diventati, invece, meno importanti come rischio congiunturale per le Pmi.
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Obiettivo: aziende più green
Per tre quarti delle Pmi, la sostenibilità è parte integrante della strategia aziendale. Inoltre, la metà delle aziende intervistate vede il tema della sostenibilità come opportunità mentre solo il 17% lo identifica come una sfida. Per il futuro, quasi la metà dei partecipanti ha detto di voler investire, ogni anno, dal 2 a oltre il 10% del fatturato nella sostenibilità sociale e ambientale di catene di fornitura e prodotti. La massima priorità è data alla riduzione delle emissioni di CO2. Solo il 15% non intende effettuare investimenti.
Appello alla politica
Alla politica le Pmi richiedono un nuovo accordo quadro con l’Ue, l’incentivazione della transizione energetica e il miglioramento della formazione degli studenti, in quanto è sempre più difficile trovare personale qualificato.
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