Nessun guadagno: con il rublo svalutato «siamo in perdita», dice il ceo Schwan. Ma «non si può sospendere a cuor leggero la fornitura di farmaci salvavita o contro il cancro».
È passato più di un mese dallo scoppio della guerra in Ucraina. In queste settimane sono state sempre più frequenti le aziende che mano a mano hanno battuto in ritirata dallo stato di Vladimir Putin o che hanno deciso di bloccare le esportazioni. Per Roche, azienda chimico-farmaceutica con sede a Basilea, invece non è così.
Intervistato oggi dal quotidiano Tages-Anzeiger, Severin Schwan - ceo di Roche - ha spiegato che «vi è consenso internazionale sul fatto che i medicinali siano esenti da sanzioni». E ha aggiunto: «Non si può sospendere a cuor leggero la fornitura di farmaci salvavita o contro il cancro ai pazienti russi».
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Responsabilità verso i pazienti
Schawn ha affermato che «continuiamo ad avere una certa responsabilità verso tutti i pazienti che dipendono dai nostri medicinali» e che comunque al momento i guadagni provenienti dalla vendita di farmaci in Russia sono in perdita, per via della svalutazione del rublo.
Donati antibiotici all’Ucraina
Il gruppo conta 800 dipendenti in Russia, impiegati nella vendita di farmaci. Ma non ci sono impianti di produzione nel paese. Roche ha inoltre donato antibiotici all’Ucraina, grazie alla collaborazione con la Croce Rossa o con aziende di trasporto privato. I flussi partono dalla Polonia: «C’è un’incredibile solidarietà lì, anche in Roche. I rifugiati ucraini trovano rifugio dai loro colleghi a Varsavia».
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