Sanzioni contro la Russia aggirate e nessun supporto all’Ucraina. La neutralità svizzera è di nuovo sotto accusa

Matteo Casari

08/05/2023

08/05/2023 - 17:18

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Alcuni Paesi occidentali hanno criticato la Svizzera per i pochi beni congelati alla Russia, oltre che per il mancato invio di materiale bellico sul fronte ucraino. Come gestirà le pressioni la Confederazione?

Sanzioni contro la Russia aggirate e nessun supporto all'Ucraina. La neutralità svizzera è di nuovo sotto accusa

Gli Stati del G7 e l’UE hanno criticato la gestione delle sanzioni alla Russia da parte della Svizzera. Inoltre, l’Occidente ha nuovamente messo in discussione l’atteggiamento neutrale del nostro Paese, facendo pressioni per l’invio di materiale bellico elvetico all’Ucraina. Il capo della SECO si è difesa dalle accuse in un’intervista.

130 tentativi di aggirare la sanzioni

La Segreteria di Stato per l’economia (SECO) ha finora indagato su 130 possibili tentativi di aggirare le sanzioni contro la Russia. Di questi, 29 casi hanno portato a procedimenti penali amministrativi, ha dichiarato il capo della SECO Helene Budliger Artieda in un’intervista al gruppo Tamedia.
Circa la metà dei procedimenti finora si sono conclusi legalmente, come ha spiegato Budliger Artieda, mentre in 36 casi sospetti si è rinunciato all’apertura del procedimento. I casi restanti sono ancora in fase di esame.
La SECO sta anche chiarendo quanti beni della banca centrale russa si trovano in nel Paese. Il capo della Segreteria ha risposto così alla domanda sui dieci miliardi di franchi che si troverebbero in Svizzera: «Stiamo cercando di fornire una cifra il più presto possibile».

Non abbastanza beni russi congelati?

Proprio settimana scorsa, l’ambasciatore statunitense per la Svizzera Scott Miller ha affermato che la Confederazione potrebbe e dovrebbe agire per applicare le sanzioni in modo più vasto: «la SECO ritiene di fare abbastanza, ma penso che abbiamo ancora molto lavoro da compiere».
Secondo la sua opinione, il settore chiave in cui la Svizzera potrebbe fare di più riguarda la gestione dei beni russi. Le autorità statunitensi sono a conoscenza di circa 7,75 miliardi di franchi svizzeri (8,37 miliardi di dollari) di questi beni detenuti in banche svizzere che sono stati congelati. «La Svizzera potrebbe bloccare altri 50-100 miliardi di franchi svizzeri», ha dichiarato Miller. «Le sanzioni sono forti quanto la volontà politica che le sostiene. Dobbiamo trovare il maggior numero possibile di beni, congelarli e, se necessario, confiscarli per metterli a disposizione dell’Ucraina per la ricostruzione», ha aggiunto.

Critiche alla neutralità svizzera

L’ambasciatore ha inoltre esortato la Svizzera a intensificare gli sforzi per sostenere l’Ucraina, consentendo la riesportazione di materiale bellico di fabbricazione elvetica. «La Svizzera non può definirsi neutrale e permettere che una o entrambe le parti sfruttino le sue leggi a proprio vantaggio» ha dichiarato in un’intervista al Neue Zürcher Zeitung.
Le attuali leggi della Confederazione in termini di neutralità vietano infatti l’invio di armamenti svizzeri ad altri Paesi coinvolti in un conflitto. I commenti di Miller arrivano in un momento di dibattito tra i Paesi europei, che stanno spingendo per la riesportazione in Ucraina di materiale bellico di produzione svizzera.
Tuttavia, il governo federale aveva sempre respinto ogni richiesta di modifica per la legge sulla neutralità. Con tutta probabilità però, le pressioni internazionali non si fermeranno qui. Miller sostiene che l’atteggiamento del nostro Paese «avvantaggia l’aggressore, che viola tutti i principi del diritto internazionale».

Armi svizzere in Ucraina?

Tuttavia, alcuni resoconti testimoniano la presenza di armamenti di fabbricazione svizzera sul fronte tra Russia e Ucraina. Secondo il quotidiano SonntagsZeitung, in Ucraina sono in funzione sistemi di difesa aerea prodotti in Italia, ma progettati da un’azienda che ha sede nel nostro Paese. Questi sarebbero prodotti oltreconfine dalla Rheinmetall, azienda di armi tedesca, ma sarebbero stati sviluppati e testati nella Confederazione.
Si tratta di due sistemi di difesa antiaerea Skynex, progettati dalla divisione Rheinmetall Air Defence che ha sede a Zurigo, che secondo alcune indiscrezioni saranno consegnati entro la fine dell’anno a Kiev. Il valore della spedizione è di 183 milioni di franchi.
L’esportazioni di armi “svizzere” in Ucraina placa momentaneamente le pressioni dei Paesi occidentali. Si tratta di un affare che rientra nella prassi o oppure di un tentativo di aggirare la neutralità in seguito alle critiche?

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