Questa coincide con la fine della primavera e l’inizio dell’estate, il giorno in cui sole splende nel cielo per più tempo. A cosa è dovuto questo fenomeno?
Nonostante il caldo sia già arrivato, in realtà l’estate non è ancora iniziata. Il 21 giugno è infatti la data in cui finisce la primavera e comincia l’estate, oltre ad essere il "giorno più lungo dell’anno". Come mai è proprio questa data a venire considerata come spartiacque tra le due stagioni?
Da cosa derivano le stagioni?
Come tutti sappiamo, l’anno solare è composto da quattro stagioni. Queste sono in pratica i quattro periodi astronomici che compongono la durata di un anno. Le stagioni sono diverse tra di loro poiché corrispondono a grandi linee a dei periodi in cui la Terra è colpita in modo differente dai raggi solari.
La diversa angolazione con cui le radiazioni solari impattano il nostro pianeta definiscono i cambiamenti del clima nei quattro diversi periodi. I passaggi di stagione in stagione sono sanciti da due equinozi e due solstizi, quattro luoghi del percorso di rivoluzione della Terra, che si trovano su linee perpendicolari tra loro.
Cosa significa "solstizio"?
Il solstizio d’estate nell’emisfero boreale è quella data in cui termina la primavera e inizia l’estate. Benché per consuetudine si pensa che la primavera finisca sempre il 21 giugno, secondo la concezione astronomica non è così.
Il termine solstizio deriva dal latino “sostitium”, composto dalle parole “sol-” (sole) e -sistere (fermarsi). Già dall’antichità quindi, questa data veniva considerata correttamente come il momento in cui il sole è nel suo punto di declinazione massima positiva (o negativa d’inverno). Per questa ragione, il giorno del solstizio di giugno è il più lungo dell’anno, quello in cui la luce del sole dura per più tempo nell’arco delle 24 ore.
Perché coincide con il giorno più lungo dell’anno?
Questo fenomeno è dovuto all’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’eclittica, il percorso che il sole compie in un anno. Il solstizio coincide con il giorno dell’anno in cui l’angolo di inclinazione dei raggi che colpiscono la terra registra un valore massimo di declinazione positiva.
Quest’anno il solstizio d’estate nel nostro fuso orario avverrà precisamente il 21 giugno alle 16.57. Tuttavia, benché si identifichi sempre questa data come fine della primavera e inizio dell’estate, negli anni il significato astronomico di questa data è variabile e può essere anticipata anche al 20.
Perché la data varia negli anni?
Come mai quindi la data dei solstizi non è mai costante negli anni? Visto che il percorso del sole e quello della terra non coincidono tutti gli anni allo stesso modo, in quanto non si ripete con gli stessi intervalli, i solstizi ritardano ogni anno di circa 6 ore. Per evitare lo slittamento delle stagioni all’interno del calendario gregoriano, sono stati introdotti gli anni bisestili, nei quali vengono aggiunte 24 ore in recupero delle 6 perse nel giro di quattro anni. Questi tuttavia non tengono conto dei calcoli astronomici precisi.
Un’altra ragione per la quale la data dei solstizi è variabile è che l’asse terrestre non è esattamente equilibrato sui due poli esatti del pianeta, per cui non è perpendicolare nemmeno al moto di rivoluzione intorno al sole. Per questa ragione la luce solare non incide mai in ogni istante con la stessa angolazione, ma appunto varia costantemente.
Il “sole di mezzanotte”
Nelle regioni situate tra i circoli polari e i poli, una curiosa peculiarità si manifesta durante il periodo in cui l’emisfero corrispondente è immerso nella luce solare. Il sole, infatti, rimane sopra l’orizzonte per un tempo lunghissimo rispetto alle nostre abitudini, persino oltre 24 ore consecutive. Questo fenomeno può prolungarsi per diversi mesi in prossimità dei poli. Nel settore settentrionale del globo, si verifica tra l’equinozio di marzo e quello di settembre, mentre nell’emisfero meridionale si manifesta tra l’equinozio di settembre e quello di marzo.
La durata di questa particolarità varia in base alla latitudine: alle estremità dei poli (90°), il sole non tramonta per metà dell’anno. A 80° di latitudine, sia al nord che al sud, l’assenza del tramonto si protrae per 140 giorni consecutivi, mentre a 70° di latitudine per 70 giorni. Tuttavia, esiste una latitudine specifica in cui il fenomeno raggiunge la sua massima intensità. Durante il solstizio d’estate, il sole non tramonta mai per le località situate sui circoli polari, che sono poste a una latitudine di 66° 33’ 49.5" sia al nord che al sud. Questa posizione rappresenta quindi il limite inferiore oltre il quale il fenomeno diventa visibile.
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