Secondo lo studio di Deloitte, tra gennaio e giugno di quest’anno sono state 133 le piccole e medie imprese svizzere protagoniste di fusioni e acquisizioni.
Secondo l’ultimo studio di Deloitte su fusioni e acquisizioni di piccole e medie imprese (Pmi) svizzere, il primo semestre del 2022 ha raggiunto un nuovo massimo storico.
La società di consulenza, infatti, ha riscontrato dal suo studio che tra gennaio e giugno di quest’anno, 133 aziende hanno fatto acquisizioni o sono state a loro volta rilevate. Un aumento marcato rispetto alle 117 della prima metà del 2021 e alle 116 della seconda metà. Sui mesi a venire, però, rimane qualche incertezza: l’instabilità economica e geopolitica influenzano il panorama delle transazioni, dunque si prospetta un rallentamento da parte delle Pmi nelle loro acquisizioni.
Al netto delle transazioni, le attività di fusioni e acquisizioni (M&A) in entrata in Svizzera ha segnato un aumento a 59 attività. Crescono anche le transazioni frontaliere a 99, il livello più alto dall’introduzione dello studio.
«Le valutazioni di mercato più basse per gli acquirenti, il finanziamento sempre a buon mercato in Svizzera e il franco forte hanno reso attraente l’acquisizione di società estere scatenando una frenesia di M&A tra le Pmi svizzere - spiega Jean François Lagassé, Financial Advisory Partner e Financial Services Industry Leader di Deloitte Svizzera -. D’altra parte, il numero di transazioni puramente nazionali è diminuito circa dell’11%».
Investitori europei
Sono state soprattutto le Pmi svizzere ad essere acquisite dalle imprese europee. Nella prima parte dell’anno il loro numero si è attestato a 93 Pmi. Complessivamente le imprese europee hanno acquistato per il 61%, le nordamericane per il 29%, rappresentando così la maggior parte degli acquirenti stranieri. L’attenzione sulle Pmi svizzere, secondo Lagassé, è da ricondurre alla solida economia svizzera e al fatto che diverse Pmi svizzere sono leader mondiali nella loro nicchia.
Sul fronte estero, anche le Pmi svizzere hanno fatto le loro acquisizioni. Principalmente hanno assorbito aziende su suolo europeo e nordamericano. Il 40% delle acquisizioni è stato fatto nei Paesi confinanti, con la sola Germania che rappresenta il 27% delle acquisizioni.
Aumenta l’incertezza
Attività di fusione e acquisizione sostenuta nonostante i venti contrari
Se la prima parte dell’anno era stata favorita dalla ripresa post pandemia, con l’onda inflazionistica dilagante e l’incertezza geopolitica i venti sembrano soffiare in direzione contraria. Nonostante ciò, secondo Lagassé, le prospettive generali per la Svizzera rimangono positive, anche se leggermente meno ottimistiche rispetto all’inizio dell’anno.
«L’incertezza – afferma Lagassé – è tossica per le fusioni e le acquisizioni: il crollo delle valutazioni di mercato, le interruzioni della catena di approvvigionamento e l’aumento dei costi delle materie prime, dei prodotti di base e dei servizi pesano su molte aziende in Svizzera, ma ancora di più a livello mondiale. ancora di più a livello mondiale. Tutti questi fattori fanno pensare a una minore attività di M&A a livello globale e a una minore propensione alle acquisizioni tra le Pmi svizzere nel secondo semestre. acquisizioni tra le Pmi svizzere nella seconda metà dell’anno».
Lo studio
L’analisi semestrale di Deloitte sull’attività di M&A delle Pmi svizzere ha studiato le operazioni di fusione e acquisizione di piccole e medie imprese svizzere nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2022. Deloitte definisce una Pmi come con un fatturato superiore a 10 milioni di franchi svizzeri, meno di 250 dipendenti e una valutazione compresa tra 5 e 500 milioni di franchi svizzeri. 5 milioni di franchi svizzeri e 500 milioni di franchi svizzeri.
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