Secondo l’indagine di Axa Svizzera, l’84% delle Pmi della nazione stanno lavorando a una strategia concreta di sostenibilità. Ma spesso a mettere i bastoni in mezzo alle ruote sono burocrazia e mancanza di risorse.
Un numero sempre maggiore di aziende svizzere tende a dare priorità alle misure volte alla riduzione della propria spesa energetica. Questa propensione ha trovato conferma anche nei risultati di uno studio effettuato da Axa Svizzera: quasi la metà di tutte le imprese intervistate persegue già oggi una concreta strategia di sostenibilità – per le Pmi con un organico pari o superiore a 50 unità, questa quota sale addirittura all’84%. Dall’indagine emerge inoltre come circa la metà delle Pmi ha messo a punto una strategia di sostenibilità, ma la relativa attuazione concreta appare ancora incerta. E soltanto una Pmi su otto conosce ad oggi il valore delle proprie emissioni di CO2.
Gestione oculata delle risorse in primo piano
Nello studio sulle Pmi svolto da Axa in collaborazione con Sotomo, soltanto il 28% delle imprese interpellate ha dichiarato di attuare criteri sostenibili per motivi di costi. Per il 54% l’enfasi è posta piuttosto su un impiego oculato delle risorse. Il 43% degli intervistati ha inoltre indicato che una strategia di sostenibilità rispecchia comunque i valori di base dell’impresa stessa. La reputazione aziendale è stata invece un motivo per adottare opportune misure soltanto per il 15% delle imprese consultate. Per la stessa percentuale (15%) non sussiste tuttavia ancora alcun motivo per radicare i criteri di sostenibilità all’interno della propria azienda.
Incidono burocrazia e carenza di risorse
Il motivo principale per cui la sostenibilità aziendale è ostacolata cè da ricondurre alla mole burocratica necessaria nell’attuazione dei criteri di sostenibilità ecologica. Come emerge dallo studio, ulteriori motivi di intralcio sono la carenza di risorse umane o finanziarie: tra le Pmi interpellate, complessivamente una su sei ha indicato questo fattore come motivo per la mancata implementazione fino a oggi di misure di sostenibilità. Per un numero comunque considerevole di aziende consultate, pari al 15% del totale, questo onere non appare conveniente dal punto di vista operativo, e per una percentuale esattamente uguale il tema della sostenibilità è più apparenza che sostanza – leggasi «greenwashing».
Solo una PMI su otto conosce le proprie emissioni di CO2
L’obiettivo della neutralità climatica è condiviso da un’azienda su cinque, mentre per quasi il 60% non è all’ordine del giorno. E anche il valore delle proprie emissioni di CO2 è noto soltanto a un’esigua minoranza: nel complesso, solo una Pmi su otto ne conosce infatti l’entità. Anche tra le aziende che perseguono l’obiettivo di una neutralità climatica, soltanto meno di un terzo (32%) conosce il livello attuale delle proprie emissioni di CO2.
Pmi in svantaggio rispetto alle grandi aziende
Lo studio mette in rilievo inoltre che in relazione alla crescente importanza dei criteri di sostenibilità ecologica, circa una PMI interpellata su quattro ritiene di essere svantaggiata rispetto alle grandi aziende; questo valore sale addirittura al 44% per le Pmi di medie dimensioni con un organico tra 10 e 49 unità. «A differenza dei grandi gruppi, le piccole e medie imprese spesso non dispongono di sufficienti risorse umane o finanziarie per portare avanti una strategia di sostenibilità di ampio respiro, come parimenti evidenziato dai risultati dello studio. Questo è probabilmente anche il motivo per cui si sentono svantaggiate nel confronto diretto», ha affermato Dominique Kasper, responsabile Property & Casualty di Axa Svizzera.
Finora non appare particolarmente accentuata la pressione esterna all’integrazione di misure sostenibili nella propria azienda: quasi la metà (45%) delle Pmi interpellate ha dichiarato di non percepire sollecitazioni da parte dell’opinione pubblica, dei media, del personale o della clientela. Ciononostante, anche per le Pmi è opportuno radicare al proprio interno una strategia di sostenibilità a 360 gradi.
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