Ma quanto è dura lasciare l’azienda: 8 su 10 lo fanno perché malati o troppo vecchi

Sara Bracchetti

2 Settembre 2022 - 11:50

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E i tempi sono biblici: almeno sei anni per passare il testimone e fino a 14. Chi lascia, poi, non se ne va mai per davvero: torna ogni settimana a controllare, anche per anni.

Ma quanto è dura lasciare l'azienda: 8 su 10 lo fanno perché malati o troppo vecchi

È un po’ anche una questione di cuore: che spinge da un lato a pensarci con ansia, cercando di prevedere tutto e scongiurare ogni possibile errore; dall’altro a rimandare fino al più tardi possibile. Perché lasciare l’azienda non è cosa facile, specie quando, e capita spesso, gli eredi non mostrano altrettanto desiderio di farne una ragione di vita. Ecco perché poi si aspetta fino a che non sia la malattia o la vecchiaia avanzata a imporlo, in almeno 8 casi su 10; e, là dove ancora possibile, si torna comunque in azienda, in visita per controllare che tutto sia a posto. Solo uno su dieci se ne va definitivamente, spinto dal desiderio di fare affari con la vendita.

Il sondaggio dell’Università di San Gallo

A rivelarlo è uno studio di Credit Suisse, dal titolo «La successione aziendale nell’esperienza pratica»; secondo cui, sulla base di un sondaggio che ha coinvolto oltre 150 imprenditori elvetici, la successione è qualcosa che viene accantonato finché non diviene indispensabile e, a quel punto, viene realizzato giocoforza grazie al supporto esterno. Realizzato con la collaborazione del Center for Family Business dell’Università di San Gallo (CFB-HSG), il report mette in luce come questo sia un errore, sia pur relativo: chi si muove in anticipo, ha maggior spazio di manovra e possibilità di fare bene.

successioni

Il 15% dei "nuovi" ha già regolamentato l’addio

Perché la pianificazione successoria non è una fase di passaggio da attraversare a cuor leggero; è un compito fondamentale che richiede strategia, pena, nel peggiore dei casi, la morte della propria creatura. C’è chi se ne occupa addirittura due volte nella vita, nell’arco di breve tempo: la prima per rilevare un’azienda, la seconda per cederla. In tal caso, viene più facile pensare al momento in cui si dovrà andarsene: due imprenditori su tre fra coloro che sono entrati in carica negli ultimi dieci anni hanno già cominciato a programmare e nel 15% hanno già regolamentato l’addio.

Una impresa elvetica su 2 rilevata dai familiari

Due le linee principali di successione evidenziate dagli analisti: «un passaggio del testimone con una contemporanea cessione della gestione e della proprietà», che richiede in media sei anni di tempo a cominciare dall’ingresso in ditta del successore, oppure un «trasferimento graduale di entrambe», che ne pretende addirittura 14, più del doppio. In una Svizzera a conduzione prevalentemente familiare, il 50% delle imprese è "rilevato" da figli o eredi naturali legittimi, ma non mancano episodi in cui sia un collaboratore a beneficiare del lascito. A patto che sia una persona vicina, fidata, con una visione del futuro compatibile con quella del predecessore.

La fiducia conta più dei legami di sangue

Da non trascurare, poi, la motivazione dimostrata dal subentrante, che è spesso il tratto distintivo rispetto a un figlio che, magari, vorrebbe fare altro della propria vita. Il sondaggio rivela come la fiducia nella riuscita dell’idea di business o il legame con azienda e collaboratori siano fondamentali sia per chi lascia, sia per chi arriva. Meno significativo, invece, il riconoscimento sociale che ne consegue.

Lieti di trarre insegnamento dai vecchi

Ma, giacché poi andarsene è un po’ morire, ecco che non se ne si va mai per davvero. Un imprenditore su due continua a trascorrere almeno un’ora a settimana nella "propria" azienda, per mesi e anche un paio d’anni dopo che il passaggio di consegne si è concluso; con sollievo di chi, comunque, può continuare a contare su una figura esperta e innamorata del business che ha guidato per l’intera vita. Oltre la metà dei nuovi dirigenti interpellati si dichiara lieto di poter contare sui consigli dei predecessori in caso di decisioni difficili.

Nel 27% dei casi nasce un conflitto fiscale

E come la mettiamo con l’autonomia? Tre imprenditori su 4 ritengono che i ruoli fra vecchio e nuovo debbano essere comunque ben definiti. Tanto più se, in fase di trasferimento, si siano verificati dei conflitti: cosa che accade nel 27% dei casi e che porta talora a rivolgersi a uno specialista esterno, specie per dirimere questioni in materia fiscale o di preparazione strategica.

Successioni anticipate a causa della pandemia

«Il fattore emotivo non va sottovalutato», riflette Alexandra Bertschi, responsabile della conduzione specialistica per la pianificazione successoria delle pmi presso Credit Suisse. «Lasciare il timone dell’azienda rappresenta soprattutto per l’imprenditore uscente una sfida di carattere emotivo che può ostacolare il processo di successione». Complicato, ultimamente, anche da grossi imprevisti, come la pandemia che, nel 6% delle situazioni, ha convinto ad anticipare la successione. Non poi così male: «Chi pone precocemente le basi per un passaggio di consegne senza intoppi e affronta gli aspetti emotivi anni prima dell’effettivo trasferimento, è in una posizione di vantaggio», conclude infatti Bertschi.

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