Lo mostra il 9° sondaggio sulle preferenze alimentari e gli stili di vita svolto dall’istituto di ricerca e opinione gfsbern.ch.
Pandemia e guerra in Ucraina hanno cambiato stili di vita e preferenze, facendo diventare alcuni temi più importanti rispetto ad altri. Tra quelli più gettonati vi è la difficoltà di cui in queste settimane si è tanto discusso: la garanzia dell’approvvigionamento, soprattutto quando si parla di alimentazione. Anche per gli svizzeri è diventato un tema rilevante, tanto è vero che secondo il Monitor Ernährung und Bewegung 2022, sondaggio svolto dall’istituto di ricerca e opinione gfsbern.ch che indaga sulle preferenze alimentari e lo stile di vita, 4 svizzeri su 5 (ovvero il 78% dei 1000 intervistati) ha detto di volere una Svizzera indipendente e sicura per l’approvvigionamento. Nonostante ciò, ogni anno nei Paesi confinanti vengono spesi circa 10 miliardi di franchi svizzeri, per via del turismo dello shopping, una somma che coincide con quanto viene destinato per difesa nazionale, istruzione o agricoltura. Inoltre, il 70% degli intervistati ha dichiarato di essere disposto a sostenere i costi aggiuntivi per i prodotti fabbricati in Svizzera.
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Cresce l’incertezza tra la Gen Z
A seconda della fascia d’età cambia anche la percezione di sicurezza.
Dal sondaggio emerge infatti che le generazioni più anziane hanno un’idea più chiara di come vogliono affrontare le crescenti incertezze: il 54% di loro si prepara alle emergenze procurandosi una scorta di emergenza.
Invece, i più giovani mancano di una strategia concreta. La Gen Z (nata nel 1995 - 2009), trova infatti le forniture di emergenza non necessarie, non sono disposti a pagare prezzi elevati per i beni locali e allo stesso tempo vogliono essere indipendenti dagli altri paesi. Mentre millennial e anziani vedono il cambiamento climatico come la più grande minaccia alla sicurezza alimentare, sono proprio i più giovani che danno un contributo significativo per garantire che l’argomento sia percepito come urgente, tuttavia la generazione vede molto meno un legame tra clima e dieta.
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Stando al sondaggio, le misure statali non riescono a conquistare la popolazione che tende a preferire la responsabilità e le informazioni personali all’intervento del governo. La maggioranza rimane ben lontana dal condividere l’intento dell’aumento dei prezzi degli alimenti contenenti zucchero, grassi e sale o il divieto generale di alimenti presumibilmente malsani.
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