La società di trading criptovalutario di Milano è sospettata di reati sia di natura finanziaria che informatica
La Guardia di Finanza italiana ha perquisito gli uffici milanesi dell’exchange di criptovalute The Rock Trading (TRT). Successivamente è stato riferito che diversi beni e documenti sono stati sequestrati su ordine della Procura, anche se nulla è stato reso noto nel dettaglio. La notizia ha allarmato gli investitori, dato che alcuni hanno iniziato a chiedersi se fossero stati bloccati anche Bitcoin e altre criptovalute.
TRT sotto la lente degli inquirenti
Come riportato da The Cryptonomist, il procuratore capo di Milano, Marcello Viola, ha aperto un’inchiesta sulla vicenda. Infatti, la società di trading criptovalutario ha sede proprio nel capoluogo lombardo. È stata la Procura milanese a dare incarico ai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della città, insieme al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, di eseguire il relativo ordine di perquisizione, sequestro e acquisizione di documenti.
Una nota della Procura conferma di aver ricevuto denunce da parte dei clienti dell’exchange, e quindi ha immediatamente attivato verifiche mirate. Queste hanno rivelato, oltre al blocco delle operazioni, l’interruzione dei rapporti con Banca Sella, l’istituto di credito nazionale che aveva fornito alla piattaforma il conto rapporti attraverso i quali operare. Inoltre, la perquisizione ha rilevato anche alcune violazioni relative alla corretta redazione dei bilanci.
Perquisite le sedi della società
Nella comunicazione della Procura si aggiunge che si sta ora procedendo all’accertamento della possibile commissione di reati informatici e alla verifica della sospetta configurazione di reati societari. Sono state poi perquisite altre sedi della società, a Genova e Padova, nonché le abitazioni dei due fondatori.
Il pm ha affermato che sono in corso indagini finanziarie per verificare la gestione della liquidità da parte della società, nonché la destinazione delle somme raccolte.
Indagini su tutti gli asset
La Guardia di Finanza non cerca solo le prove di possibili reati, ma ricerca anche tra i fondi della società. È possibile suddividere gli asset dell’azienda in tre categorie: valuta fiat (o attività finanziarie tradizionali), criptovalute e altri asset, per lo più fisici. La nota dell’accusa non rivela quali beni siano stati sequestrati, ma è più che giusto immaginare che non sono stati acquisiti solo beni fisici, ma anche monete fiat e qualsiasi altro bene finanziario tradizionale di proprietà di TRT.
Si possono sequestrare criptovalute?
Una questione molto più complessa riguarda Bitcoin e criptovalute. Il sequestro di queste richiede l’utilizzo della chiave privata dell’indirizzo su cui sono archiviate, in modo da spostarle in un indirizzo controllato dalle autorità.
Inoltre, gli exchange come TRT in genere detengono criptovalute in diversi portafogli, alcuni “hot" (caldi), ovvero connessi alla rete perché vengono utilizzati quotidianamente per depositi e prelievi, e altri “cold" (freddi), poiché disconnessi dalla rete e immagazzinati per la sicurezza a lungo termine. In entrambi i casi, con le relative chiavi private, le autorità sarebbero in grado di sequestrare i token inviandoli ai propri indirizzi.
E per chi è rimasto coinvolto?
Rimane ora aperta la questione relativa a cosa possono fare le persone che sono rimaste coinvolte in questa vicenda (si calcola siano oltre 34mila). A tale proposito può essere di aiuto l’articolo di Money.it che fornisce preziosi consigli a chi si sia visto bloccare il conto su The Rock Trading. A loro, il giornale finanziario suggerisce di provare a recuperare tutti i documenti che possono essere utili, a cominciare dal nome utente, l’ID dell’account e la e-mail di registrazione alla piattaforma.
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