Credit Suisse e la società di consulenza Fuhrer & Hotz pubblicano lo studio annuale sulle prospettive del commercio al dettaglio svizzero.
Nonostante la solidità del mercato del lavoro e del flusso immigratorio, nel 2022 il commercio al dettaglio ha evidenziato un calo della crescita del fatturato, imputabile al dissolversi degli effetti prodotti dalla crisi pandemica. Le difficoltà di reclutamento e la carenza di manodopera stanno mettendo in grave difficoltà i rivenditori.
Non ci sono nuovi ingressi nel settore e inoltre la scarsità di giovani leve sta mettendo a dura prova la situazione sul fronte del personale.
Le soluzioni
Per il prossimo anno Credit Suisse e Fuhrer & Hotz prevedono una crescita di circa lo 0,8% del fatturato non-food e un aumento pari a circa il 2,1% del fatturato nel comparto food/near food. Il settore del commercio al dettaglio ha dovuto fare i conti con l’affievolirsi degli effetti prodotti dalla pandemia, tant’è vero che, dopo due anni di forte espansione dettata dalla crisi pandemica, il settore ha accusato una flessione del fatturato, fermo restando che le vendite al dettaglio sono rimaste al di sopra dei livelli pre-pandemici.
Il turismo degli acquisti non cresce
Le stime degli economisti di Credit Suisse sulla spesa della popolazione svizzera nel commercio al dettaglio stazionario nei Paesi oltreconfine mostrano che la stessa è di nuovo aumentata gradualmente nel 2022, ma senza raggiungere altezze siderali. Il dato è sorprendente, in quanto lo scorso anno il franco svizzero si è apprezzato notevolmente nei confronti dell’euro, rafforzando di riflesso il potere d’acquisto dei cittadini svizzeri all’estero. L’effetto di rivalutazione è stato indebolito dall’aumento dell’inflazione all’estero. Questo andamento moderato lascia tra l’altro intravedere una sensibilità ai prezzi da parte dei turisti dello shopping, in quanto gli acquisti all’estero sembrano perdere appeal quando i prezzi aumentano. Altre ragioni potrebbero risiedere, da un lato, nel tragitto più costoso da percorrere a causa dell’aumento del costo del carburante e, dall’altro, nel comportamento dei consumatori, mutato parzialmente durante la pandemia a favore del commercio online e dei servizi di consegna rapida.
Il commercio online
Lo scorso anno, il commercio al dettaglio online non è riuscito a raggiungere gli alti tassi di crescita dei due anni precedenti, ma i fatturati sono rimasti comunque consistenti. A questo andamento positivo ha contribuito, non da ultimo, l’ampliamento delle competenze e degli interessi digitali dei consumatori, soprattutto nella fascia d’età dai 60 anni in avanti. Nel frattempo anche l’utilizzo dei social media ha raggiunto valori elevati, basti pensare che il 62% della popolazione partecipa a un social network, e nella fascia tra i 15 e i 29 anni il dato raggiunge persino il 91%. Questo sviluppo lascia intravedere potenziale per un altro canale emergente del commercio online, ovvero lo shopping attraverso i social media. Per questo, gli economisti di Credit Suisse prevedono che le vendite al dettaglio online in Svizzera saliranno a circa 13 miliardi nel 2023.
La vera sfida
La buona situazione del mercato del lavoro dopo la pandemia si riflette anche nel commercio al dettaglio: la disoccupazione è ai minimi storici e il numero di posti vacanti è elevato.
Molti rivenditori si trovano sempre più spesso confrontati con difficoltà di reclutamento e carenza di manodopera. Il motivo non può essere ricercato in un aumento del numero di partenze durante la pandemia, come dimostra un’analisi della rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS). I fattori principali sembrano piuttosto essere la mancanza di nuovi ingressi nel settore e la carenza di giovani leve qualificate. Mancano gli apprendisti, uno sviluppo che trova espressione anche nell’intensità formativa del commercio al dettaglio, che è gradualmente diminuita negli ultimi anni. Nel frattempo, un numero particolarmente nutrito di partenze dal settore sembra avvenire tra coloro che vantano una formazione superiore. La ragione principale della fluttuazione (47%) risiede nelle condizioni di lavoro insoddisfacenti. A causa di fattori strutturali come l’ondata di pensionamenti dei baby boomer - circa il 20% della forza lavoro del settore andrà in pensione nei prossimi anni - il problema della carenza di personale è destinato a rimanere tutt’altro che trascurabile.
Nel 2023 fatturati stabili
È realistico ipotizzare un rallentamento della crescita economica nel 2023. Tuttavia, il perdurare di una situazione stabile sul mercato del lavoro, la leggera crescita dei salari reali e l’immigrazione dovrebbero sostenere i fatturati del commercio al dettaglio, tanto che le vendite nominali nel segmento food/near-food dovrebbero aumentare di circa il 2,1%, anche a seguito del rincaro previsto (+1,6%). Per tutti i segmenti non food, gli economisti di Credit Suisse prevedono una crescita del fatturato di circa lo 0,8%, senza trascurare che lo spostamento delle vendite dal canale offline a quello online rimarrà verosimilmente importante.
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