Chiesto un versamento di 500 milioni di euro: il più alto della storia online dopo gli 870 milioni del gruppo Meta.
È la cifra più alta mai richiesta a una compagnia online, fatto salvo l’importo di 870 milioni contestato all’inizio dell’anno al gruppo Meta in quanto ai versamenti Iva attesi e inevasi. L’Agenzia delle entrate italiana adesso si rivolge contro Airbnb, che avrebbe evitato di pagare oltre 500 milioni di euro.
Il ricorso alla Corte di giustizia Ue
La richiesta giunge dopo un pronunciamento della Corte di giustizia europea, che doveva esaminare l’eventuale contrasto fra legge italiana e normativa Ue. Il verdetto, giunto qualche mese fa, è stato favorevole all’Italia e dunque rende ancora più robusta la legittimità della richiesta al gruppo statunitense, che da Dublino ha più di qualche ragione per cominciare a manifestare preoccupazione.
Airbnb come sostituto d’imposta
La legge sotto esame, risalente al 2017, impone infatti alle piattaforme web di agire da sostituti di imposta e trattenere il 21% sugli affitti incassati. Una pretesa considerata scorretta da Airbnb per quanto riguarda i cosiddetti soggetti non professionali, cioè privati cittadini che mettono a disposizione la loro casa senza farne la principale attività e fonte di reddito.
Nessun rappresentante fiscale
Il ricorso al Tar da parte di Airbnb è così giunto alla Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha stabilito legittima la ritenuta alla fonte, risparmiando a Airbnb solo il presunto obbligo di designare un rappresentante fiscale: «Una restrizione sproporzionata alla libera prestazione dei servizi».
Migliaia di contenziosi alle porte
«Airbnb ha sempre inteso prestare massima collaborazione in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando il quadro europeo di riferimento sulla rendicontazione, noto come Dac7», ha replicato Airbnb, che ora dovrebbe rivalersi sugli host che non hanno pagato la ritenuta d’acconto. Non è detto che però che ciò accadrà, alla luce delle migliaia di contenziosi che potrebbero aprirsi.
Gli evasori professionisti
Il problema più grosso, però, riguarda coloro che tali si definiscono ma non sono. Grazie al lavoro della Guardia di Finanza di Milano e alle indagini della Procura, sarebbe stato scoperto un giro di proprietari di appartamenti che al Fisco italiano risultavano nullatenenti o comunque poveri. Un nuovo capitolo è pronto ad aprirsi.
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