Il conto della pandemia: meno imprese e posti di lavoro, ma non in Ticino

Chiara De Carli

25/08/2022

25/08/2022 - 10:07

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Stando all’Ust, nel 2020 hanno chiuso i battenti 900 aziende svizzere e sono stati persi 33 mila posti di lavoro.

Il conto della pandemia: meno imprese e posti di lavoro, ma non in Ticino

L’economia svizzera tira le somme sui danni della pandemia. E oggi, l’Ufficio federale di statistica (Ust), tramite la statistica strutturale delle imprese (STATENT), ha reso noto che nel 2020 molte imprese hanno potuto fronteggiare le difficoltà ricorrendo alle misure di sostegno, previste dalle autorità per mantenere i rapporti di lavoro. I 5,3 milioni di impieghi, delle 617 mila aziende attive nell’anno segnate dalla pandemia, sono stati quindi garantiti grazie alle indennità per lavoro ridotto. Altre attività, invece, non ce l’hanno fatta. Due anni fa, infatti, hanno chiuso i battenti 900 aziende, segnando una perdita di 33 mila posti lavoro, rispetto al 2019; colpiti in particolare i segmenti alloggio e ristorazione, con un calo rispettivo di 15’600 e 9’900 impieghi. La crescita ininterrotta che caratterizzava la Svizzera dall’inizio della serie di statistica nel 2011, ha subìto una battuta d’arresto.

In controtendenza, secondo la STATENT, la Grande Regione del Ticino. È stata l’unica, insieme alla Svizzera centrale, che ha visto aumentare rispettivamente dell’1,3% e dello 0,5% il numero di imprese, rispetto al 2019. A fronte di una diminuzione registrata nella maggior parte delle altre Grandi Regioni, con il calo più marcato osservato nella Svizzera nordoccidentale (–0,7%). Per quanto riguarda gli impieghi, le variazioni rispetto al 2019 vanno dal –0,9% della Regione del Lemano al +0,3% del Ticino, unica Grande Regione a contabilizzare più impieghi rispetto a dodici mesi prima.
A livello cantonale, si constata una tendenza al ribasso sia per gli stabilimenti che per gli impieghi, ma in termini relativi i cali rimangono relativamente contenuti. Il Cantone di Glarona è quello che ha subito la perdita di impieghi maggiore (–2,6%). Lo stesso Cantone condivide il calo del numero di stabilimenti maggiore con i Cantoni del Giura e di Appenzello Esterno (–1,1%). Tra i pochi Cantoni in cui si osserva un aumento del numero di stabilimenti, il Ticino e Zugo hanno superato la soglia del +1%, con valori pari a rispettivamente +1,3 e +1,1%. Uri è l’unico Cantone dove l’aumento degli impieghi si situa al di sopra di questa soglia (+1,1%).

Calo dell’occupazione in tutti i settori economici

Come negli ultimi anni, il settore primario ha continuato a perdere imprese e impieghi. Rispetto al 2019, il calo osservato è stato pari a 787 imprese (–1,5%) e a 560 impieghi (–0,4%). Nel settore terziario, nel 2020 l’aumento costante in atto dal 2011 ha subito una battuta d’arresto, segnando un leggero calo del numero sia di imprese (–328; –0,1%) che di impieghi (–20 261; –0,5%). Il settore secondario è l’unico a registrare un aumento del numero di imprese rispetto all’anno precedente (+199; +0,2%), tuttavia accompagnato da un calo degli impieghi (–12 289; –1,1%).

Forte impatto su alloggio e ristorazione

Le perdite più importanti riguardano i rami della ristorazione e dell’alloggio, con rispettivamente 15’641 e 9’922 impieghi in meno (–9,0 e –13,3%). Forte impatto anche sul settore dei trasporti. In termini relativi (–15,4%), la diminuzione più marcata degli impieghi è stata osservata nel ramo della fabbricazione di mezzi di trasporto. Anche i trasporti marittimi e per vie d’acqua e il trasporto aereo presentano un saldo negativo, pari a –7,2%. Questi andamenti, particolarmente marcati nelle attività interessate dalle misure sanitarie, possono in parte essere ricondotti alle chiusure prolungate e ripetute nel 2020, con come possibile conseguenza il mancato rinnovo di contratti a tempo determinato o addirittura la soppressione di posti a tempo indeterminato.

Aumento nel settore sanitario e scientifico

Nel 2020 alcuni rami hanno tuttavia registrato un aumento degli impieghi, come quello delle attività dei servizi sanitari (+12 581; +3,0%) e quello della ricerca e sviluppo scientifici (+2067; +8,3%), che si contraddistinguono per il miglior risultato in termini rispettivamente assoluti e relativi.

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