La concorrenza delle banche estere. Fabio Regazzi chiede al Cf di «tutelare la piazza finanziaria svizzera»

Chiara De Carli

15/12/2022

15/12/2022 - 12:58

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La libera promozione di servizi da parte di istituti finanziari esteri, non assoggettati alle regole contro il riciclaggio e il terrorismo svizzere, giocano una concorrenza sleale nei confronti di risparmiatori e banche presidenti sul suolo elvetico.

La concorrenza delle banche estere. Fabio Regazzi chiede al Cf di «tutelare la piazza finanziaria svizzera»

Qualche giorno fa, il consigliere nazionale Fabio Regazzi (Centro) ha depositato un’interpellanza al Consiglio Federale dal titolo “La promozione dei servizi finanziari dall’estero deve non essere regolamentata a tutela della piazza finanziaria svizzera?”. Dal testo si evince come Regazzi voglia indurre una riflessione relativamente al rischio a cui sono esposti i risparmiatori residenti in Svizzera per via della libera promozione di servizi da parte degli istituti finanziari esteri.
Regazzi chiede dunque se in questo modo, la piazza finanziaria svizzera non subisca un trattamento irrispettoso del principio di reciprocità, in relazione ai mercati per i quali gli istituti svizzeri non hanno un libero accesso per la propria promozione, o per quelli in cui hanno un accesso regolamentato e condizionato. Il ticinese ritiene inoltre che l’offerta indiscriminata e non soggetta a verifiche di piattaforme online per il trading o di carte di pagamento (carte di credito e prepagate), rischia di eludere le norme antiriciclaggio che in Svizzera sono applicate da anni. Infine, ha chiesto al Consiglio federale se non sia opportuno regolamentare l’accesso al mercato svizzero da parte di entità con sede all’estero che offrono servizi finanziari anche a persone residenti in Svizzera, introducendo l’obbligo di una licenza o, per lo meno, di una registrazione.

Il testo dell’interpellanza

Nell’interpellanza scrive: "L’accesso al mercato domestico svizzero da parte di istituzioni finanziarie con sede all’estero non presenta al momento un’unità di trattamento.
Da una parte la vendita alla clientela svizzera retail di fondi d’investimento esteri, quali ad esempio le SICAV lussemburghesi, spesse volte gestite dalle stesse banche svizzere, presuppone una registrazione di tali fondi alla Finma. Questo a tutela degli investitori svizzeri.
D’altro canto, banche e brokers stranieri di qualsiasi nazione possono liberamente offrire, spesso direttamente via internet, conti correnti, conti per il trading online, conti per le criptovalute, carte di credito e altro ancora senza nessuna necessità di richiedere una licenza o quanto meno di registrarsi in Svizzera attraverso un rappresentante legale. Questi attori esteri non sottostanno alle regole svizzere contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo e non offrono le stesse garanzie di solvibilità delle banche svizzere, ponendosi in un contesto di diretta concorrenza con le nostre banche. D’altro canto, le banche svizzere non possono operare all’estero, ad esempio nell’Unione europea, senza che la stessa imponga importante misure di sorveglianza o addirittura di creazione di affiliate all’estero. Inoltre, nel settore online è ormai prassi corrente acquisire clienti per il trading o le carte di credito. La tecnica consiste nell’indirizzare la pubblicità verso IP (indirizzi) di una determinata nazione. In questo ambito, ad esempio, le autorità italiane non si fanno problema a interdire tale promozione finanziaria quando avviene su internet ed è mirata a risparmiatori italiani.
Sulla base delle motivazioni esposte sopra, occorre intervenire a tutela dei risparmiatori svizzeri, della piazza finanziaria svizzera, degli sforzi messi in atto per la lotta al riciclaggio, per imporre a queste attività estere una licenza oppure, perlomeno, una registrazione obbligatoria".

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