Con l’avvento del nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia, sarà ancora conveniente venire a lavorare in Svizzera per i frontalieri? Ecco cosa ci ha detto Giacomo Dino Trinchera, commercialista attivo a Chiavenna, nella vicina Italia.
Settimana scorsa è arrivato il «sì» definitivo da parte del Senato italiano. Il 31 maggio 2023, con 120 voti su 120 è stato dato il via libera al nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera, dopo anni di attesa.
Un accordo ben diverso da quello finora adottato, quello del 1974 che prevedeva per i frontalieri italiani, coloro che risiedono in un comune entro i 20 chilometri dal confine e che ogni giorno lo oltrepassano per venire a lavorare in Svizzera, una tassazione agevolata. In sostanza il salario lordo annuo guadagnato era assoggettato solamente nello Stato in cui veniva prodotto, ovvero nella Confederazione elvetica. Una condizione che rimane invariata nella nuova intesa, per i cosiddetti «vecchi frontalieri». Mentre i per i «nuovi», come abbiamo già spiegato più volte, ovvero i lavorati assunti dal 2024 in avanti, le carte in tavola cambiano.
«Ai “nuovi frontalieri” verrà applicato, seppur con meccanismo calmierato, il principio cardine della fiscalità internazionale. Sostanzialmente, la potestà impositiva sul reddito prodotto dai soggetti residenti, indipendentemente da dove questo reddito venga prodotto, viene ad essere tassato nello Stato ove si abbia la propria residenza fiscale». A spiegarcelo è Giacomo Dino Trinchera, commercialista e revisore legale dei conti attivo a Chiavenna, in Italia. Trinchera opera poi in un Team di Consulenti Internazionalizzazione per Imprese situate in Italia e Svizzera, oltre a essere Member European Register of Tax Advisers.
«Il tutto - prosegue - comporterà quindi un anticipo di tassazione nel territorio in cui il reddito viene prodotto, in questo caso in Svizzera, per poi essere tassato in via definitiva lo stesso nel Paese di vera e propria residenza (Italia) detraendo (scontando) quanto già trattenuto dal datore di lavoro elvetico.
Con questo meccanismo viene quindi evitata la doppia imposizione, ovviato appunto con la detrazione dell’imposta anticipata all’estero in riduzione dell’imposta dovuta in Italia ex art. 165 comma 1 TUIR».
Tra le tante novità cambia la percentuale d’imposta sui redditi guadagnati in Svizzera che scende all’80% e l’innalzamento della franchigia del reddito applicabile ai lavoratori frontalieri a 10 mila euro. Insomma, dal gennaio 2024 sarà ancora conveniente questo status?
«La risposta non può che essere relativa: se da un lato per medesime qualifiche professionali le retribuzioni elvetiche sono decisamente più elevate rispetto a quelle italiane dall’altro lato, la tassazione lato Italia sarà dunque decisamente più alta rispetto a quanto oggi un “vecchio frontaliere” è abituato vedersi decurtare. Comporterà, ad ogni modo, la strutturazione di nuove “politiche fiscali” in capo ai nuovi lavoratori frontalieri al fine di ridurre l’imposizione personale in Italia: si pensi alla possibilità che avranno (al pari dei soggetti lavoratori dipendenti in Italia) nel vedersi riconosciute le spese detraibili Irpef (ristrutturazioni edilizie, risparmio energetico edile, spese mediche, ecc …) nonché deduzioni come, per esempio, i versamenti a fondi pensioni ad oggi riconosciuti in abbattimento della base imponibile fino ai 5.164,00 euro».
Svizzera o Italia: chi ci guadagna di più?
«Il tutto dipende da quali soggetti si prendano in considerazione: da un lato i lavoratori (siano essi Svizzeri che Italiani), dall’altro il sistema commerciale e di servizi a supporto del frontalierato. Per quanto riguarda i lavoratori, come anticipato il tutto dipenderà dalla posizione fiscale del singolo soggetto frontaliere italiano in Svizzera e al costo opportunità allo sforzo della periodica trasferta oltre confine e rientro; il collega “a specchio” frontaliere Svizzero in Italia invece in assoluto è quello che avrà meno appesantimento: sostanzialmente non cambia la tassazione subita. Anzi forse, salvo simulazioni ad hoc lato elvetico da effettuarsi, sarà alleggerita. Da ultimo, presupponendo ipotesi di minore appeal del frontalierato dall’Italia alla Svizzera anche in futuro, dovuto alle annunciate politiche di sostegno economico contributivo alle zone di frontiera lato Italia (per mezzo d’istituzione delle ZES – Zone Economiche Speciali nelle province di confine), l’entourage elvetico non potrà che risentirne».
Si può fare un paragone tra le tasse pagate da un frontaliere fiscale assunto entro quest’anno e uno che inizierà a lavorare l’anno prossimo?
«Il paragone è in funzione del reddito percepito e della futura eventuale possibilità per i “nuovi frontalieri” d’applicazione o meno delle cosiddette “retribuzioni convenzionali”: ad oggi comunque, ponendo quale punto di partenza un salario lordo di 50.000 franchi, la differenza tra “nuovo” e “vecchio” frontaliere – fatte salve ulteriori specifiche deduzioni e detrazioni – si stima poter arrivare ad un maggior prelievo nell’intorno dei 6.000 euro».
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