Secondo gli esperti di UBS, il deficit di finanziamento dell’AVS è in costante aumento, e per questo servirebbe rifondare il sistema pensionistico con nuovi principi
Il deficit di finanziamento dell’AVS (1° pilastro) rimane elevato, nonostante l’adozione della riforma AVS 21 da parte del popolo svizzero nel settembre 2022. Un nuovo studio di UBS analizza gli scenari di aumento delle entrate e il loro impatto sulle finanze del 1° pilastro. È possibile colmare questo divario aumentando le entrate, ma ciò avrà un impatto sul tenore di vita dei cittadini. L’incognita principale è quale generazione sarà costretta a finanziare questo adeguamento.
Il gap generazionale grava sulle pensioni
Nel sistema AVS di contratti intergenerazionali, non è solo necessario istruire giovani e bambini in modo che possano poi finanziare la generazione dei loro genitori. Deve anche esistere un rapporto solido e sano tra il periodo in cui si riscuotono le pensioni e quello in cui si versano i contributi. Questo è ciò che è stato fatto da quando l’AVS è stata introdotta più di settant’anni fa.
Tuttavia, a causa dell’allungamento dell’aspettativa di vita e del basso tasso di natalità degli ultimi quarant’anni, la percentuale di anziani nella società sta aumentando rapidamente. Ciò significa che l’AVS, nella sua concezione attuale, in futuro avrà più spese che entrate. Questo deficit rappresenta un debito implicito che qualcuno dovrà prima o poi ripagare.
«Il sistema nella sua forma attuale non è quindi né sostenibile né equo. Nell’interesse delle generazioni future, dobbiamo chiederci quando vogliamo iniziare a ridurre questa montagna di debito invece di continuare ad aumentarla», spiega Veronica Weisser, economista ed esperta di pensioni presso UBS.
Come costruire basi più solide per l’AVS?
Un’opzione per un finanziamento intergenerazionale più equo dell’AVS sarebbe l’innalzamento dell’età di riferimento. Uno studio precedente ha analizzato la forma che potrebbe assumere questa soluzione e i suoi effetti. L’aumento dell’età di riferimento consente alle persone di contribuire più a lungo e quindi, in ultima analisi, maggiormente al fondo AVS. In questo modo, l’aumento dell’aspettativa di vita aumenta solo parzialmente la durata della pensione e quindi i costi dell’AVS.
«L’innalzamento dell’età di riferimento è l’unica opzione di riforma in grado di preservare la prosperità materiale di tutte le generazioni», aggiunge Jackie Bauer, economista di UBS. L’ultimo studio di UBS "AVS 2030 - Scenari per le entrate dell’AVS" presenta possibili alternative all’innalzamento dell’età di riferimento, ma i loro effetti sono distribuiti in modo meno uniforme tra le generazioni. Ad esempio, anche il 1° pilastro potrebbe essere migliorato da entrate più elevate, ma ciò penalizzerebbe soprattutto le generazioni più giovani.
Come viene finanziata l’AVS?
Oggi, quasi tre quarti delle spese dell’AVS sono finanziate dai contributi sui salari, cioè dalla semplice divisione tra dipendenti e pensionati. Le imposte sono dovute aumentare nel tempo per coprire le spese. L’aliquota contributiva standard è attualmente pari all’8,7% del reddito lordo, con i datori di lavoro e i dipendenti che pagano ciascuno la metà.
Il restante quarto proviene da fonti pubbliche, per circa tre quarti dalla Confederazione e per un quarto dalle imposte dirette. Negli ultimi ottant’anni, questo tasso di finanziamento è cambiato più volte e da tempo è chiaro che l’AVS ha bisogno di entrate strutturalmente più elevate per poter coprire le proprie spese.
Di quanto denaro ha bisogno l’AVS?
Per colmare il deficit di finanziamento dell’AVS senza innalzare l’età di riferimento o ridurre le pensioni, il modello di bilancio intergenerazionale richiede di agire su due leve: i contributi dei dipendenti e i contributi del settore pubblico.
Nel 2019, le entrate derivanti dai contributi previdenziali ammontavano a 32,5 miliardi di franchi. Tuttavia, a causa delle tendenze demografiche, in futuro cresceranno molto più lentamente del fabbisogno di finanziamento. «Per ristrutturare l’AVS in modo sostenibile, le entrate derivanti dai contributi dei lavoratori dovrebbero aumentare in media del 15,5% all’anno. L’alternativa sarebbe che il contributo federale, che nel 2019 era di circa 9,8 miliardi di franchi, venisse aumentato di quasi il 50% fino a circa 14,5 miliardi di franchi», spiega James Mazeau, economista di UBS.
Ciò significa che il deficit di finanziamento verrebbe colmato da un’aliquota contributiva del 10,1% o da un aumento del contributo federale, ossia delle risorse generali della Confederazione e dell’imposta sul tabacco e sull’alcol. La quota federale passerebbe dall’attuale 20,2% al 30% delle spese AVS.
Chi paga l’aumento delle entrate?
Se per migliorare l’AVS i contributi dei lavoratori dovessero passare dall’attuale 8,7% al 10,1%, una persona che guadagna 100.000 franchi all’anno vedrebbe il suo reddito ridursi di 700 franchi. Un ventenne che entra oggi nel mercato del lavoro avrebbe quindi uno stipendio netto di 30.800 franchi in meno in 44 anni di vita lavorativa.
Inoltre, gli aumenti salariali sarebbero meno probabili perché il datore di lavoro dovrebbe sostenere costi salariali aggiuntivi di 700 franchi all’anno. In confronto, nello stesso esempio, un 55enne perderebbe solo 7.000 franchi svizzeri di reddito netto per il resto della sua vita lavorativa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter