I sondaggi del mese di luglio rivelano come le famiglie siano sempre più pessimiste e le statistiche Seco toccano i minimi storici. Tiene solo il mercato del lavoro, una garanzia in Svizzera
Niente di nuovo, dunque di buono, sul fronte russo-ucraino. La situazione è sempre più cupa, nella percezione della gente; che all’inizio anzi, quando la guerra era ancora una novità di quelle peggiori, poteva sperare in un colpo di scena in positivo. Oggi che invece è diventata consuetudine, fatto che resta sullo sfondo, dispera in un cambio di scena e si abbandona al pessimismo più severo, anche o soprattutto per quel che la riguarda da vicino.
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Umori in declino inarrestabile
L’atteggiamento è evidente nei sondaggi sulla fiducia dei consumatori condotti dalla Segreteria di Stato dell’Economia, che si sono susseguiti in questi mesi segnalando il progressivo declino. Lo scorso luglio, gli intervistati hanno manifestato grosse perplessità sulle prospettive dell’evoluzione economica, giudicando in maniera nettamente sfavorevole la propria situazione finanziaria e, dunque, considerando il momento del tutto inappropriato per eventuali acquisti importanti.
Andava meglio quando eravamo in lockdown
Se ad aprile di quest’anno sembrava che l’indice di fiducia avesse toccato il fondo, raggiungendo il batatro dei tempi del Covid, ecco che invece l’attualità mostra come non ci sia mai fine al peggio. Le cifre sono diminute ancora, passando dal -39 della pandemia e dell’inizio del conflitto a un -42 oggi, per la prima volta al di sotto del livello del Coronavus. Complice ciò che la gente osserva nel presente, ma soprattutto ciò che si aspetta nel prosieguo: il sottoindice relativo all’andamento economico per i prossimi dodici mesi è sceso ulteriormente toccando quota −53 punti, cioè 9 punti al di sotto della media pluriennale.
Come agli inizi degli anni Novanta, anzi peggio
A disperarsi maggiormente sono le economie domestiche, che equiparano la propria situazione finanziaria a quella degli inizi degli anni Novanta, con un sottoindice di -35. Ma, anche questa volta, è il futuro a dare i numeri più brutti: l’andamento della situazione finanziaria a venire si valuta con un -35 punti, nuovo minimo storico che aggrava di gran lunga il -26 registrato a gennaio 1995.
Acquisti che contano: non è il momento
Pesa, neanche a dirlo, l’aumento dei prezzi, che hanno conosciuto un’impennata fino a toccare 127 punti. Si tratta della ragione principale per cui, anche oggi, gli svizzeri decidono di rimandare gli acquisti importanti, considerandoli più cari di quanto sarebbero in altre circostanze. L’indice è pari a -43, comunque un po’ migliore dei -48 punti di aprile 2020, viziati dall’evoluzione dei contagi.
L’unica rassicurazione: un lavoro sicuro
In questo quadro poco rassicurante, tiene il mercato dell’occupazione: una felice conferma, registrata in maniera positiva anche negli scorsi mesi. Ma adesso la fiducia nella sicurezza del posto di lavoro si è fatta anche più forte, come a contrastare uno scenario che si fa più disperato. Se tre mesi fa era a -31, molto al di sopra della media a lungo termine, oggi è a -27 e anche il dato sulla disoccupazione, 27 punti, dimostra che gli svizzeri considerano il lavoro una garanzia cui appigliarsi, quando il clima intorno è di quelli meno promettenti.
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