I prezzi delle materie prime, dopo il grande rally degli ultimi mesi, hanno subito un forte arresto nella giornata di ieri, 17 giugno. Quali sono le possibili influenze di Cina e USA?
Nella giornata di ieri, 17 giugno, i prezzi delle materie prime sono scesi bruscamente, cancellando i mesi di guadagni e pesando non poco sui mercati azionari.
Sembrerebbe che l’inversione delle materie prime sia stata dettata dalla nuova politica cinese, che si sta muovendo per raffreddare l’aumento dei prezzi dopo il rafforzamento del dollaro a seguito della riunione della Fed.
Cosa sta succedendo al mercato delle materie prime?
Materie prime in frenata, cosa succede?
Nella giornata gli scambi delle materie prime si muovo su terreni di piccoli e deboli rialzi o di parità nei principali mercati. Nel contesto contemporaneo, di ripresa economica, le materie prime rimangono osservate speciali e al momento sembrerebbe proprio che la loro corsa si stia raffreddando.
Come anticipato, il segnale dell’inversione di marcia è arrivato nella giornata di ieri, 17 giugno, in cui il rallentamento delle materie prime è stato diffuso: calo dei prezzi dei futures di palladio e platino, rispettivamente -11% e -7%, i futures sul mais hanno perso quasi il 6%, mentre quelli legati al rame il 4,8%. Anche il petrolio ha visto una perdita dell’1%.
I futures della soia hanno perso il terreno guadagnato nel corso dell’anno e sono indietreggiati di oltre 20 punti percentuali, dai massimi raggiunti a maggio.
Anche il Bloomberg Grains Spot Subindex è crollato, prima di risalire nella giornata di oggi, come non avveniva dal 2009.
Tra le materie che hanno visto un’inversione di marcia o comunque hanno subito uno scossone, troviamo: platino, nichel, zucchero e il legname.
Questa inversione di tendenza nelle commodity arriva dopo una prima metà dell’anno all’insegna di un forte ed evidente rally, che stava mettendo in guarda produttori e analisti, senza dimenticare che l’ONU aveva lanciato solo poco tempo fa l’allarme sui prezzi alimentari.
Le influenze della Cina e del dollaro sulle materie prime
In un momento di scarse certezze e di scosse altalenanti per i mercati finanziari, a causa di un pericolo della ripresa dei contagi del Coronavirus per via delle varianti, ma anche per i discorsi affrontati dalle Banche Centrali, sembra proprio che la Cina e gli USA rimangono i principali indiziati per i movimenti delle materie prime.
Da un lato, Pechino cerca di raffreddare gli elevati prezzi delle materie prime, per paura che la produzione possa esserne gravata e infatti ha annunciato che rilascerà alcune metalli dalle riserve di stato per portare subito i prezzi a un intervallo normale.
Dall’altro, le proiezioni della Federal Reserve per l’inflazione e gli aumenti dei tassi, dello scorso mercoledì 16 giugno, potrebbero contribuire esercitando una pressione al rialzo sul dollaro, d’altra parte l’indice del dollaro è aumentato di circa l’1,6% .
Molto spesso le materie prime si muovo in maniera antitetica rispetto al dollaro, dal momento che vengono valutate in dollari USA a livello globale. Per questo l’aumento del dollaro preoccupa gli investitori che al momento rimangono in osservazione del mercato.
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