Mentre il petrolio costa "come l’oro", ecco che oggi le fonti alternative destinate a sostituirlo in futuro diventano la modalità di investimento su cui scommettere, a fianco di (cripto)valute, quadri o auto d’epoca.
Alla fine, è di nuovo l’energia a far capolino, di questi tempi in cui si potrebbe quasi dire che il petrolio costa caro come l’oro. Anche quando si parla con un esperto di beni rifugio: quelli che non vengono intaccati dalla storia, il tempo, le mode e neppure la guerra. Mentre i cittadini subiscono pesanti le conseguenze del conflitto, chiedono aiuto alla politica e attendono lontani i risultati, le fonti rinnovabili diventano la strada da percorrere in tutta fretta: ed ecco che, inevitabile, si aprono di prepotenza anche uno spazio fra gli interessi di quei risparmiatori in cerca non di speculazioni a proprio rischio, ma di certezze e concretezza.
Scienza, medicina e green economy
Dice Carlo Calarco, dal 2013 a Lugano come presidente dell’advisory Hetica Capital, che la gente «ha tanto bisogno di possedere qualcosa che sia reale e magari si possa toccare». Dice però anche che, fra le opzioni varie dell’oro e dei quadri di valore, delle valute robuste come quella elvetica o dei francobolli rari, degli orologi di lusso o dei vini pregiati, qualcosa di diverso è destinato a fare breccia nel cuore di chi vuole andare sul sicuro. «La pandemia ci ha insegnato che bisogna investire in scienza e medicina. Ma, oggi, l’industria delle armi dove la mettiamo, purtroppo? E l’energia, soprattutto: tutto ciò che può essere nuova possibilità energetica ha un futuro in questo settore».
Le opportunità si accrescono
Si accresce così la rosa degli investimenti e dei beni rifugio, sotto gli occhi attenti di chi, per professione, coglie nuove prospettive e aggiunge altre opportunità a quelle antiche. È questo, in fondo, il tratto distintivo di un mondo che deve dare garanzie e non può permettersi di bruciarle per la strada come accade invece talvolta con la borsa. «Ci possono essere momenti di discesa, poi salite, rivalutazioni. Ciascun bene affronta il suo percorso. Ma non scompare».
Da status symbol a occasione di risparmio
In questo senso, è l’oro la "prova più provata": «Già 5mila anni fa era usata per il baratto. C’è sempre stato e sempre ci sarà, status symbol a cominciare dalla catenina o il braccialetto del battesimo. Pensiamo anche alle pubblicità: i biscotti, la camomilla, in così tante occasioni il termine sta a indicare valore e importanza. Nello sport, si parla di oro olimpico, di Pallone d’oro». Il segreto della sua longevità è semplicissimo: «Non è virtuale. Non si inventa. E per questo continuerà ad accrescere il suo valore, tra miniere che non sono inesauribili ed estrazioni sempre più costose».
Quale scegliere? Non c’è risposta
Vien da chiedere, a questo punto, fra tante opzioni quale preferire; dove indirizzarsi. Domanda scontata, ma difficile: tocca dire che non c’è risposta. Casomai c’è un’altra domanda, da porre anzitutto a chi va in cerca di consiglio. «Io chiedo sempre a chi viene da me: "Lei perché risparmia?". Lo chiedo perché non c’è niente di migliore dell’altro. C’è solo una persona che ha delle esigenze e il mio compito è comprenderle».
Dal Covid alla deglobalizzazione
Per questo anche sconsigliare diviene un po’ meno probabile. Tanto più in un mercato, come quello dei beni rifugio, dove niente tramonta. «Casomai cambia la propria filosofia». Come quella che, qualche anno fa, ha portato alla ribalta le criptovalute. «In questo senso, la deglobalizzazione in atto avrà ripercussioni fortissime. Ma ciascun bene manterrà un proprio modo di esistere».
Un risparmiatore più evoluto
La parola da usare è dunque evoluzione: la stessa che ha condotto piano piano a un risparmiatore più maturo. «La cultura sta crescendo, c’è anche chi si convince di essere bravo. Ma l’opinione dell’esperto è qualcosa che bisognerebbe ascoltare sempre e comunque». A patto sia di quelli che non si limitano a eseguire gli ordini del cliente, ma sappiano guidarlo verso ciò che forse ancora non capisce, senza dire "sì" né "no" a prescindere. Neanche al mattone, per esempio, di cui Calarco personalmente non va pazzo. «Ok la prima casa, ma poi gli immobili limitano la mia libertà».
Il primo fondo dedicato alle auto d’epoca
Spostarsi, non stare mai nello stesso posto. Come quando era coordinatore dei consulenti di Monte Paschi di Siena e lasciò tutto per diventare quel che è oggi. E proporre, piuttosto, l’acquisto di una bella auto d’epoca. Ferrari, Mercedes, Bugatti, Porsche: sul sito di Hetica Capital, che lo scorso anno di questi tempi esatti ha lanciato il primo fondo dedicato, sono fiore all’occhiello di un mercato che «in Svizzera oggi vale 8 miliardi, con un aumento di valore del 189% in dieci anni secondo l’indice Knight Frank Luxury Investment. Gli incrementi sono stratosferici».
Anche l’occhio vuole la sua parte
In una struttura hi-tech in città, vi sono vetture che arrivano fino a 6 milioni di franchi di valore. «Stanno nel nostro caveau, ma a volte si possono ammirare nei concorsi d’eleganza». In Ticino il prossimo sarà Lugano Elegance, fra neanche un mese: il prossimo 30 aprile una cinquantina di auto d’epoca si raduneranno nelle vie del centro e si contenderanno il Best of Show, trofeo creato in esclusiva da Marco Pagot, celebre disegnatore di Calimero e del Draghetto Grisù. Et voilà, il segreto del successo: qualcosa di immenso valore, ma su cui ci si può mettere gli occhi e con qualche attenzione in più anche le mani, in senso figurato e pure letterale.
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