Guerra in Ucraina, forniture strozzate da Nord Stream o speculazione?
La volatilità del gas è sotto gli occhi di tutti. Con i futures che nella giornata di ieri ad Amsterdam hanno sfondato quota 300 euro megawattora, scesi poi, in serata, sotto i 290 euro. Questa mattina una nuova fiammata ha portato il prezzo a 317 euro, per poi scendere a 308,5, e tornare verso le 13.59 a quasi 314 euro/megawattora. Alle 15.20 è segna 309 euro. Con prezzi più che triplicati rispetto all’inizio dell’anno.
Alla base della rapida accelerazione, già iniziato dall’estate del 2021, I prezzi del gas, in aumento dall’estate del 2021, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e i ripetuti annunci di Gazprom riguardo allo stop del gasdotto Nord Stream. L’ultimo solo pochi giorni fa, quando veniva reso noto che avrebbero chiuso i rubinetti ancora una volta, dal 31 agosto al 2 settembre, sempre con la solita scusa: per manutenzione.
I governi dei diversi Stati, a questo punto, non possono far altro che disporre dei piani per il risparmio dei consumi.
Piano per ridurre i consumi in Svizzera
Come altri, anche la Svizzera, ha provveduto a diffondere il suo piano per il risparmio energetico, con l’obiettivo di ridurre del 15% il consumo di gas medio degli ultimi cinque anni, da qui a fine marzo 2023, adeguandosi a quanto stabilito dall’Unione europea. L’Amministrazione federale sarà la prima a dare l’esempio: ridurrà la temperatura ambientale degli edifici, spegnerà apparecchi elettronici e computer e qualora dovesse scarseggiare l’energia, le diverse sedi saranno riunite, allo scopo di utilizzare il minor numero possibile di locali e ricorrendo, se necessario, al telelavoro.
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In Germania una tassa per salvare le utility
La Germania ha imposto ai cittadini una tassa sul consumo di gas che causerà un incremento dei costi di 500 euro all’anno; il tutto per tentare di salvare alcune utility che oggi sono schiacciate dai prezzi del gas promessi ai clienti e costi del mercato, esplosi dopo le sanzioni contro la Russia.
«Vogliamo liberarci il più rapidamente possibile della morsa delle importazioni di energia dalla Russia», ha commentato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. Per questo Berlino ha dato il via libera a una legge per il razionamento energetico, limitando il riscaldamento degli edifici e vietando cartelloni pubblicitari illuminati. Entrerà in vigore tra poco più di una settimana e lo rimarrà per almeno sei mesi. La normativa prevede che edifici pubblici, come per esempio municipi e sale d’attesa delle ferrovie, non possano essere riscaldati a una temperatura superiore a 19°C, con termosifoni spenti in atri, ingressi, locali tecnici. Sulle linee ferroviarie sarà data precedenza a treni con carbone e petrolio, rispetto a treni passeggeri o merci. Tutta la nazione, insomma, è chiamata a fronteggiare la penuria di energia, per ridurre il più possibile la dipendenza dal gas russo.
Da cosa è dato il prezzo del gas?
La regola vuole che le aziende energetiche firmano tra loro contratti di fornitura del gas, concordando insieme il prezzo di vendita. Esiste poi un mercato definito “spot” dove gli investitori possono acquistare il combustibile al di fuori di questi contratti. Il più importante è la borsa di Amsterdam, dove si costituisce il Title Transfer Facility (Ttf), mercato di riferimento europeo, definito da molti come “speculativo” poiché incide in maniera netta sulle bollette dei cittadini. Infatti, molti contratti di fornitura si basano sull’andamento del mercato Ttf.
Alla base del Ttf c’è la liberalizzazione del mercato dell’energia, messo a rischio in questi giorni dalle discussioni sempre più fitte in Unione europea (Ue) riguardo al tetto del prezzo del gas (price cap). Qualora i 27 Paesi membri trovassero un accordo, sarebbe applicato a tutto il gas del continente, compreso a quello prodotto da Olanda, Norvegia e anche alla Russia, forniture permettendo. Per garantire la sostenibilità a venditori e acquirenti.
Price Cap, non tutti gli Stati Ue sono d’accordo
La mossa però non trova amplio consenso. Per Amsterdam applicare un tetto massimo al prezzo del gas, oltre a rappresentare un grave sbaglio nei confronti della liberalizzazione del mercato dell’energia, implicherebbe un ridimensionamento delle prospettive future del mercato energetico-finanziario.
Ma perché si parla di mercato-energetico finanziario?
Quel che c’è da sapere, prima di tutto, è che il Ttf è un punto di riferimento per l’Europa, ma anche per il resto del mondo. Nel 2021 ad Amsterdam sono stati scambiati 53 mila terawattora di elettricità, a fronte dei 6 mila del britannico Npb, secondo mercato principale.
Negli scorsi vent’anni, con la liberalizzazione del mercato dell’energia, sono nati diversi mercati del gas. Hub dove aziende e trader stipulano accordi su future per le forniture di gas con consegne mensili e contratti che servono per l’acquisto reale di gas naturale. Emerge dunque un quadro estremamente volatile e strettamente legato all’andamento finanziario.
Considerando che l’anno scorso, il 68% dei contratti riguardava futures, si può comprendere come la maggior parte delle operazioni siano puramente finanziarie, quindi speculative, piuttosto che mero acquisto di gas.
Ttf e Ice, come sono collegati?
Inoltre, il mercato appartiene all’Intercontinental Exchange (Ice), società finanziaria statunitense, fondata nel 2000 da Jeffrey Spercher, che opera in mercati basati su internet e commercia in futures, energia, commodities e prodotti finanziari derivati. Inizialmente la società puntava a prodotti energetici come petrolio e gas naturale, ma in seguito ha esteso la sua azione su commodities come caffè, cotone, zucchero e scambio di valute. Conta un fatturato da 7,1 miliardi di dollari e, dal 2013, ha in mano la Borsa di New York (NYSE).
Insomma, più scambi ci sono sul Ttf, più Ice ci guadagna. Solo un esempio, nel 2021 sul Ttf i contratti sono aumentati del 45% e di pari passo Ice ha visto aumentare i propri guadagni del 10% a 1,2 miliardi di dollari, sui ricavi nel segmento energetico.
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