Questo fine settimana si voterà per decidere in merito alla misura. Governo federale, associazioni di categoria e le stesse multinazionali sostengono la votazione alla modifica dell’aliquota fiscale per le grandi aziende.
Il referendum federale si avvicina. Questo fine settimana i cittadini svizzeri sono chiamati a votare e tra i quesiti è presente la proposta di adesione all’imposta minima del 15% per le multinazionali. Qualora la popolazione dovesse esprimersi a favore, rappresenterebbe un cambiamento storico. La Svizzera, conosciuta nel mondo per le sue agevolazioni fiscale verso le imprese, alzerebbe l’imposta in media del 4%. Un aumento che secondo gli esperti non comporta grandi cambiamenti per il Paese, perché comunque manterrebbe uno dei livelli di imposta sulle società più bassi del mondo.
Accordo tra i Paesi dell’Ocse e del G20
La modifica rientra in una decisione presa di comune accordo dai 140 Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e di cui la Svizzera fa parte. L’obiettivo è garantire che, in tutto il mondo, le grandi imprese paghino un’aliquota fiscale minima pari al 15%. Soprattutto per evitare che eludano le tasse, avvantaggiandosi del trasferimento dei profitti in Paesi con una bassa tassazione. Evitando quindi di mettere i singoli Paesi l’uno contro l’altro.
In sostanza, la misura consentirebbe di raccogliere complessivamente a livello mondiale 220 miliardi di dollari. Un’entrata che rappresenterebbe una boccata d’aria, in modo particolare per i governi che ,a seguito della pandemia di Covid-19, sono a corto di liquidità.
La maggior parte degli svizzeri voterà a favore
Secondo un sondaggio svolto dai ricercatori GFS Bern, il 73% degli elettori svizzeri si esprimerà a favore della modifica della Costituzione. La misura è sostenuta dal Governo federale, da diversi enti e associazioni di categoria del mondo economico. Così come da gruppi rappresentanti le stesse grandi aziende, tra cui la Swiss Holdings che, a nome di 62 multinazionali presenti su suolo elvetico come Nestlé, Johnson&Johnson e Ikea, nei giorni scorsi ha dichiarato: «Un sì garantirebbe alla Svizzera di essere pronta per tempo. Invierebbe un segnale alla comunità internazionale, dicendo che non dovremo più essere considerati un paradiso fiscale». Senza dimenticare che l’approvazione da parte della popolazione «garantirebbe che il denaro rimanga in Svizzera».
Economiesuisse nella persona di Christian Frey ha affermato qualche giorno fa: «Nessun altro paese avrà tasse più basse. Vogliamo che il gettito fiscale aggiuntivo rimanga nel paese e venga utilizzato per migliorare la sua attrattiva per le imprese».
Secondo Stefan Kuhn, responsabile fiscale e legale di KPMG Svizzera, l’imposta aggiuntiva «dà ai cantoni i soldi per fare qualcosa di intelligente per rimanere competitivi». Aggiungendo che voterà a favore.
Quante sono le multinazionali presenti in Confederazione?
Google e Nestlé sono solo alcuni dei nomi, al netto si contano infatti circa 2’000 uffici di società straniere.
Come funziona l’imposizione minima?
In Svizzera la tassazione per le imprese varia da cantone a cantone. L’autonomia sarà dunque lasciata a loro, ma il Governo federale predisporrà un’imposta aggiuntiva per far pagare alle multinazionali il 15%. Le entrate fiscali, secondo le stime federali, aumenteranno fino a 2,5 miliardi di franchi. La proposta prevede inoltre che il 75% dell’imposta extra rimanga ai Cantoni, il 25% al Governo centrale. Le entrate in più potranno essere spese dai Cantoni in sussidi per attrarre e mantenere sul territorio le imprese.
La Svizzera rimane attrattiva
Nonostante con questa modifica l’aliquota minima passerebbe dall’11% medio attuale al 15%, la Svizzera rimarrebbe ancora uno tra i Paesi più convenienti. Addebiterebbe circa la metà del livello dell’imposta sulle multinazionali applicato dagli altri Paesi nel mondo. In alcuni casi supera il 30%. Nella vicina Unione Europa, il tasso medio dei Paesi membri è di circa il 21%. Anche in questo caso, si attesterebbe uno tra i tassi più bassi.
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