L’inflazione riduce il potere d’acquisto. Ma non per le donne

Chiara De Carli

1 Giugno 2022 - 10:22

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Secondo l’Ufficio federale di statistica, l’anno scorso, l’indice svizzero dei salari nominali è diminuito dello 0,2% rispetto al 2020.

L'inflazione riduce il potere d'acquisto. Ma non per le donne

Con l’aumento dei prezzi di affitti e prodotti petroliferi a fine 2021 l’inflazione è aumentata dello 0,6%. Il che ha contribuito a far diminuire il potere d’acquisto dello 0,8%, dopo l’aumento registrato negli anni precedenti +1,5% e +0,5% rispettivamente nel 2020 e nel 2019. Ora la notizia è che l’anno scorso, secondo i calcoli dell’Ufficio federale di statistica (Ust) l’indice svizzero dei salari nominali è diminuito in media dello 0,2% rispetto al 2020, attestandosi a 99,8 punti (base 2020 = 100). Considerato il tasso d’inflazione annuo medio dunque i salari reali hanno registrato una contrazione dello 0,8% (99,2 punti, base 2020 = 100).
Se da un lato generalmente i salari sono stati connotati da un segno negativo, dall’altro nel 2021 sono aumentati i salari nominali dello 0,6% per le donne. Soprattutto se attive nell’amministrazione pubblica (+3,7%) e nel ramo dei servizi amministrativi (+0,6%). L’evoluzione differenziata dei salari nominali degli uomini (–0,7%) e delle donne (+0,6) sta gradualmente riducendo il divario salariale medio tra uomini e donne.

Aumento dei salari effettivi

Nel 2021 i salari nominali sono diminuiti in media dello 0,2% rispetto al 2020 (+0,8% nel 2020, +0,9% nel 2019, +0,5% nel 2018 e +0,4% nel 2017). L’aumento dei salari effettivi (nominali) negoziato a titolo collettivo per il 2021 nell’ambito dei principali contratti collettivi di lavoro (CCL), cui è assoggettato quasi mezzo milione di dipendenti, è stato invece del +0,4%.

Settore secondario

I salari nominali sono diminuiti in media dello 0,5% nel settore industriale (+0,6% nel 2020, +0,9% nel 2019, +0,3% nel 2018, +0,4% nel 2017), ovvero in modo ancora più marcato di quanto registrato nell’economia nel suo complesso (–0.2%). I rami economici di questo settore hanno registrato una forte dispersione dell’evoluzione dei salari, compresa fra il –3,1 e il +2,1%.
Gli aumenti nominali più sostenuti sono stati registrati nella riparazione e installazione (+2,1%) e nelle attività estrattive, nella fornitura di energia e acqua e nella gestione dei rifiuti (+0,5%). l rami economici nei quali è invece stata constatata una contrazione salariale sono quello della fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio insieme alla fabbricazione di prodotti chimici e a quella di prodotti farmaceutici (–3,1%), il ramo della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica nonché quello dell’orologeria (–1,1%) e quello della fabbricazione di macchinari e mezzi di trasporto (–1,0%). Nel settore delle costruzioni i salari nominali sono invece rimasti stabili (+0,0%).

Settore terziario

Rispetto al settore dell’industria, quello dei servizi ha registrato una contrazione dei salari nominali più moderata, cioè dello 0,1% (+0,9% nel 2020, +0,9% nel 2019, +0,5% nel 2018 e +0,4% nel 2017). Come nel settore secondario, anche nel terziario la dispersione dell’evoluzione dei salari è stata elevata: sei rami hanno segnato un aumento e nove una diminuzione dei salari. I rami dell’amministrazione pubblica (+2,1%), delle attività editoriali, di quelle audiovisive e delle telecomunicazioni (+0,7%), seguiti dalle attività amministrative e di servizi di supporto (+0,5%) hanno beneficiato di un aumento dei salari nominali.
In relazione alla pandemia di COVID-19, il ramo del settore terziario che ha registrato il calo dei salari nominali maggiore (–3,3%) è stato quello delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento. Anche un ramo ad elevato valore aggiunto e con salari alti come quello delle attività informatiche e dei servizi d’informazione ha registrato un calo dei salari (–3,1%), dovuto principalmente all’assunzione di nuovo personale con meno anni di anzianità di servizio.

Calo dei salari reali dello 0,8%

Il potere di acquisto dei salari è sceso per la quindicesima volta dalla creazione dell’indice svizzero dei salari nel 1942. Nel 2021, l’inflazione del +0,6%, unita alla diminuzione dei salari nominali dello 0,2%, ha portato a una riduzione dei salari reali dello 0,8% (–1,1% nel settore secondario e –0,7% nel terziario). L’evoluzione dei salari reali nel 2021 si è situata all’interno dell’intervallo che intercorre tra il –3,9 e il +1,5%, sottolineando la diversità delle dinamiche salariali che caratterizzano ciascun ramo economico. Tenuto conto dell’inflazione e delle evoluzioni dei salari nominali, nel 2021 solo tre rami hanno segnato una progressione dei salari reali: amministrazione pubblica (+1,5%), altre attività manifatturiere, comprese la riparazione e l’installazione (+1,5%) nonché le attività editoriali, audiovisive, di trasmissione e di telecomunicazione (+0,1%).

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