Per comprendere meglio le dinamiche che fanno lievitare i prezzi del carburante oltre confine, le autorità italiane hanno deciso di avviare delle istruttorie.
Dopo lo stop allo sconto sulle accise, i prezzi dei carburanti in Italia sono lievitati. In modo particolare sono state segnalate delle irregolarità per l’applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato. E sabato scorso, il governo ha deciso di procedere con un decreto sulla trasparenza dei prezzi, decisione che ai gestori delle pompe di carburanti di Fegica e Figisc Confcommercio non è piaciuta. Tanto è vero che hanno confermato lo sciopero indetto per il 25 e il 26 gennaio. Il decreto in questione dispone che il prezzo medio dei carburanti, su base regionale, venga pubblicato sul sito del ministero delle Imprese e del made in Italy. I benzinai sono tenuti a comunicare i loro prezzi e a esporre nel proprio punto vendita i prezzi medi calcolati dal ministero, qualora non lo facessero potrebbero essere sanzionati con multe da 500 a 6’000 euro.
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Avviata l’indagine
Intanto, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, con la collaborazione Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha avviato lunedì mattina istruttorie con ispezioni nelle sedi di Eni, Esso, IP, Q8 Petroleum Italia e Tamoil. L’istruttoria è stata avviata anche sulla “base della documentazione tempestivamente fornita dalla guardia di finanza in merito alle infrazioni accertate sui prezzi dei carburanti praticate da oltre mille pompe di benzina, distribuite su tutto il territorio nazionale”. Dalle istruttorie emergono delle irregolarità per l’applicazione di un prezzo diverso da quello pubblicato, nonché l’omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti al portale “Osservaprezzi carburanti”.
"Oggi - si legge nella nota dell’Antitrust - l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle sedi delle società Eni Spa, Esso Italiana Srl, Italiana Petroli Spa, Kuwait Petroleum Italia Spa e Tamoil Italia Spa. I procedimenti sono stati avviati anche sulla base della documentazione tempestivamente fornita dalla Guardia di Finanza in merito alle infrazioni accertate sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina (marchio Eni 376, marchio Esso 40, marchio Ip 383, marchio Kuwait 175, marchio Tamoil 48) distribuite su tutto il territorio nazionale"."In particolare, Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori”.
Associazione consumatori soddisfatta
Il Codacons, ovvero l’associazione che si occupa della tutela dei diritti dei consumatori, tramite la figura del presidente Carlo Rienzi, ha commentato con soddisfazione l’accoglienza della propria denuncia da parte delle autorità. Aveva infatti presentato per prima un esposto alla Procure e alla guardia di finanza lo scorso 10 gennaio.
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