Secondo i dati diffusi dall’Ustat, il lavoro a tempo parziale sta prendendo sempre più piede. Soprattutto nel terziario.
Come sta il mercato del lavoro in Ticino? Dall’analisi dell’Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat) diffusa questa mattina sembra abbastanza bene. Il tasso di disoccupazione è tornato a livelli pre-pandemia, anche se le tendenze registrate non sono rincuoranti. I frontalieri vengono più spesso assunti rispetto ai residenti e cresce in modo marcato il trend del lavoro a tempo parziale, specialmente per il settore terziario e per le donne. Inoltre a influire sul comparto, l’invecchiamento della popolazione, il calo dei giovani e il sempre più lungo percorso formativo prima dell’inserimento nel mercato del lavoro.
Cresce il numero di persone occupate
Tra gennaio e marzo di quest’anno, a quota di popolazione occupata in Ticino è cresciuta di oltre 6’400 unità rispetto a un anno fa. Lo comunica l’Ustat nel consueto bollettino trimestrale dal quale emerge che il dinamismo del mercato del lavoro riguarda sia i residenti sia i frontalieri. Le loro assunzioni sono aumentate rispettivamente del 3,0% e del 4,0%. Il numero degli occupati residenti risulta più stabile nell’ultimo decennio, ma in calo negli anni più recenti. Negli ultimi cinque anni infatti si riscontra un calo pari al 3,9% a fronte di un aumento dei frontalieri assunti pari al 16,6%.
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Tasso di disoccupazione al 6,6%
Guardando al numero di disoccupati, tra gennaio e marzo sono state contate 300 persone senza lavoro in più, rispetto a un anno fa. Complessivamente, dunque, salgono a circa 11.600 persone disoccupate, con un tasso di disoccupazione del 6,6%. Essendo strettamente influenzata dalle dinamiche legate alla congiuntura economica, dopo un periodo di tassi elevati, si trova ora sui livelli degli anni pre pandemia. Giocano un ruolo sempre più importanti gli inattivi: nell’ultimo anno sono diminuiti di quasi 3.000 unità, attestandosi poco sotto le 132.800 persone. Calo che si discosta in maniera importante dall’andamento di lungo periodo, osserva l’Ustat. Rispetto a soli cinque anni fa il numero di inattivi è aumentato del 7,7% e del 9,2% rispetto a dieci anni fa.
Squilibrio demografico importante
In Ticino cresce soprattutto la popolazione che ha almeno 65 anni del 17,5% tra il 2011 e il 2021, mentre quella tra i 15 e 24 anni solo del 2,3%. Il numero di chi ha meno di 15 anni è invece calato del 2,3%. Numeri che hanno indotto a uno squilibrio demografico che non permette di compensare le uscite dal mercato del lavoro con sufficienti entrate. L’allungamento dei percorsi formativi che porta i giovani a ritardare l’entrata nel mondo del lavoro, o l’avvento di percorsi professionali sempre meno lineari, che porta sempre più persone a uscire temporaneamente o definitivamente dal mercato del lavoro prima dell’età di pensionamento, sono fattori che incidono in modo marcato sull’andamento. Risulta dunque importante distinguere i risultati tra le persone in età lavorativa e quelle oltre l’età di pensionamento. Nell’ultimo anno si registrano delle dinamiche importanti: sono calati gli inattivi in età lavorativa (-5,6%), tornando così ai livelli di dieci anni fa (+0,3%); in parallelo, nell’ultimo anno sono aumentati gli inattivi in età di pensionamento (+0,5%), categoria già in sensibile aumento rispetto a dieci anni fa (+16,6%).
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Cresce il numero di posti di lavoro, a tempo parziale
Secondo l’analisi dell’Ustat, nell’ultimo periodo sono in aumento il numero di posti di lavoro. In un solo anno gli impieghi sono cresciuti dell’1,3% (+3.150 impieghi). Un segnale positivo confermato dalla marcata evoluzione dei posti vacanti che, pur rimanendo intorno all’1% dei posti di lavoro, corrispondono a poco più di 2.500 posti di lavoro, in aumento su base annua del 39,3%. Andamento confermato anche dall’analisi di lungo periodo. Cresce in modo particolare il numero di posti di lavoro a tempo parziale, così come degli occupati con più impieghi. Negli ultimi dieci anni i posti di lavoro a tempo parziale sono aumentati del 43,6% (+26.000 unità), e solo nell’ultimo anno del 4,1% (+3.300 unità). Sono cresciuti anche i posti di lavoro a tempo pieno, ma in modo meno marcato: +2,7% (4.100 unità) nel decennio. Un trend in ascesa anche sul lungo periodo per il lavoro a tempo parziale, passato dal 28,2% del primo trimestre del 2013 al 35,5% dello stesso trimestre del 2023. Il fenomeno riguarda maggiormente il settore terziario, in cui corrisponde al 41,0% degli impieghi. E riguarda prevalentemente le donne, per il 54,9%, contro il 20,7% degli uomini. A titolo di paragone, nel settore secondario lavora a tempo parziale solo il 15,3% dei lavoratori.
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