Il Dipartimento del lavoro ha fatto sapere che a gennaio il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4% e che sono stati creati 517 mila nuovi posti di lavoro.
Il mercato del lavoro statunitense scoppia di salute. Una buona notizia, ma solo apparentemente. Per gli investitori significa infatti che la Federal Reserve (Fed) continuerà con la stretta sulla politica monetaria.
Stando ai dati diffusi dall Dipartimento del lavoro americano, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4% a gennaio. Si tratta del livello più basso dal 1969 a questa parte. Inoltre, nel primo mese dell’anno sono creati 517 mila posti di lavoro, a fronte dei 188 mila ipotizzati dagli analisti. Aumentano anche i salari dello 0,3% su base mensile, rispettando le attese degli economisti.
«Dopo il rapporto sul mercato del lavoro, dovrebbe essere finalmente chiaro perché la Fed stia ancora parlando al plurale di imminenti aumenti dei tassi di interesse», ha sottolineato l’osservatore di mercato Thomas Altmann di QC Partners.
Aziende lamentano carenza di manodopera
Il tasso di disoccupazione è diminuito rispetto al 3,5% di dicembre. Con lo stupore degli economisti che attendevano un aumento al 3,6% a gennaio.
Su base annua sono aumentate anche le retribuzioni del 4,4%. Si sapeva che ci sarebbe stato un incremento, ma non di così tanto.
Negli Stati Uniti, così come in altri Paesi del mondo, le aziende si lamentano di una carenza di manodopera, motivo per cui i salari stanno aumentando in modo significativo. Anche se è in ritardo rispetto al tasso di inflazione ancora più elevato.
Reazione contrastata dei titoli di Stato
Dopo la notizia, i prezzi dei titoli di Stato statunitensi sono scesi significativamente. Il contratto future per le obbligazioni decennali (future T-Note) alle prime contrattazioni hanno perso lo 0,82% a 114,59 punti. Mentre il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni è salito al 3,49%.
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Fed continuerà con la stretta monetaria
Il mercato del lavoro è un parametro fondamentale per la politica monetaria della Fed. L’aumento della disponibilità di posti di lavoro, favorisce l’incremento dei tassi d’interesse nella lotta contro l’inflazione elevata. Lo scorso primo febbraio, la banca centrale Usa ha messo mano al tasso di riferimento, innalzandolo di altri 25 punti base, al 4,75%. Le notizie di oggi, lasciano intendere che nella prossima riunione di marzo dovremo aspettarcene un altro di pari portata.
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