Pellet, in Ticino è ormai merce cara e rara. Previti, Thermocentro Service avverte: truffe dietro l’angolo

Chiara De Carli

7 Settembre 2022 - 16:45

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I consumatori di pellet aspettavano ogni anno l’estate per acquistarne ingenti quantità a un prezzo inferiore e arrivare pronti all’inverno. Quest’anno, però, a causa dei rincari dilaganti, la situazione è completamente cambiata.

Pellet, in Ticino è ormai merce cara e rara. Previti, Thermocentro Service avverte: truffe dietro l'angolo

Cercando tra i diversi rivenditori online, la situazione pare abbastanza chiara. Il costo del pellet, quest’estate, è quasi raddoppiato. Oltre a ciò, nel tentativo di riservare qualche sacchetto da 15 chili tramite web, ci si rende subito conto che la sua disponibilità è limitata, poiché si possono prenotare 1, massimo 2 sacchetti per volta. Ce lo aveva raccontato qualche giorno fa, il direttore generale di FELA Ticino, Luigi Meier, spiegando che il rincaro si univa alla penuria di materiale. Abbiamo quindi deciso di indagare ulteriormente sulla questione, rivolgendoci a Dario Previti del Thermocentro Service SA di Sant’Antonino, unico centro di stoccaggio di pellet sfuso in Ticino che facendo il punto della situazione, ammette: «si fa fatica a trovare la merce». «Solitamente - spiega -, durante l’estate, si vendeva a un prezzo inferiore, perché i produttori, in questa parte dell’anno, avevano i magazzini pieni. Di conseguenza era molto più conveniente acquistarne in estate piuttosto che aspettare l’inverno». Ora, però, la situazione appare completamente diversa.

Previti, ci spieghi meglio, da quando è iniziato ad aumentare il costo del pellet?
«A partire dallo scorso inverno. Dapprima a causa del rincaro delle materie prime, poi per via della guerra in Ucraina. Per produrre pellet occorrono grandi quantitativi di energia e con elettricità, gasolio, olio da combustibile e gas alle stelle, il suo costo è aumentato proporzionalmente».

A che livello siamo arrivati?
«Alla tonnellata supera i 600 franchi e, complessivamente, si parla di un aumento pari al 40% su base annua. Nei periodi migliori, infatti, un classico sacchetto da 15 chili, costava in media sui 5 franchi, ora invece supera i 10».

Come incide la guerra sul mercato del pellet?
«Per quanto riguarda la nostra azienda, ci rivolgiamo a fornitori svizzeri che utilizzano materie prime locali. Tuttavia, fino all’anno scorso, molte persone acquistavano materiale proveniente da Russia e Ucraina, mercato attualmente fuori gioco. La situazione dunque è critica, anche perché i Paesi storicamente fornitori di pellet di qualità, come l’Austria, hanno deciso di contingentare le scorte, sospendendo le esportazioni.
Nelle ultime settimane, abbiamo poi ricevuto diverse telefonate da Paesi da dove prima era impensabile riceverne: è il caso dell’Italia. Lì, dapprima il prezzo ha superato quello svizzero e ora il pellet è addirittura diventato introvabile».

E voi, come intendete procedere?
«Dal nostro punto di vista, abbiamo deciso di garantire la fornitura a tutti i nostri clienti con degli acquisti contenuti e razionalizzati, con consegne dilazionate, in modo che possano avere il riscaldamento per tutto l’inverno».

Facciamo un passo indietro, i fornitori a cui vi rivolgete usano componenti svizzere?
«Generalmente, il pellet si ottiene partendo da materiale di scarto delle segherie. I nostri fornitori si rivolgono ad aziende svizzere che riescono a garantire l’approvvigionamento. Solamente l’anno scorso, in concomitanza della penuria di materiali isolanti, usati nella bioedilizia, si erano dovute fermare. È stato l’inizio delle difficoltà, subito dopo è subentrato il discorso della guerra e il rincaro dei prodotti energetici. Produrre pellet sta diventando sempre più oneroso, poiché il prodotto finale si ottiene grazie a macchinari energivori come pressa ed essiccatoio. Considerando poi che a livello ticinese non ci sono dei grandi produttori, si deve far affidamento alle aziende della Svizzera interna. Per questo, anche il costo del trasporto va a incidere sul prezzo finale».

Avete deciso di garantire le scorte solo ai vostri clienti, ma sono al corrente della situazione?
«Il nostro stoccaggio prevede 1’200 tonnellate circa di pellet, ripartiti in due silos che abbiamo iniziato a riempire già dall’inizio dell’estate, su indicazione dell’associazione proPellet. Sono seguite le telefonate ai nostri clienti, per indirizzarli verso l’acquisto e l’approvvigionamento preventivo, avvertendoli che il prezzo era destinato ad aumentare con i primi giorni d’autunno. Sottolineando il rischio di penuria».

Come hanno reagito?
«Il prezzo era raddoppiato rispetto al solito costo a cui erano abituati ogni estate; alcuni ci hanno dato ascolto, altri, invece, si sono mostrati piuttosto contrariati e sono andati alla ricerca di prezzi migliori, pensando che volessimo specularci sopra. In realtà non era e non è così, anzi. Il margine che applichiamo sul pellet è davvero basso e tantomeno abbiamo pensato di aumentarlo, poiché sarebbe difficile da gestire per il cliente finale».

Cosa hanno detto gli altri produttori?
«Si sono trovati di fronte alla stessa risposta da parte di tutti: il prezzo è destinato ad aumentare, con scorte sempre più scarse».

In un momento come questo è facile scivolare in truffe. Come fare per evitare spiacevoli sorprese?
«Abbiamo ricevuto telefonate e visite di fornitori che arrivavano da altri Paesi per venderci pellet non certificato. Chiaramente, abbiamo rifiutato. Per noi è importante vendere un prodotto certificato e di qualità. Le persone devono stare molto attente: il rischio di essere truffati è sempre dietro l’angolo. Si consiglia quindi di fare affidamento a rivenditori conosciuti e associati a proPellet, già di per sé una garanzia».

Quali conseguenze comporta usare pellet non certificato?
«Per esempio, se il pellet non ha un potere calorico adeguato, deformerà il braciere. Così come se i materiali di cui è composto non sono puri, potrebbe intasare la stufa. Obbligando poi a lavori di manutenzione dal conto davvero salato. Per questo, è sempre meglio acquistare solo ed esclusivamente pellet certificato, anche se ciò significa spendere inizialmente qualcosa in più».

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