Ivan Bernaschina, direttore e fondatore di Cassa Malati Online di Lugano, ha spiegato che senza un intervento a livello politico i costi delle cure continueranno ad aumentare e con loro i premi dell’assicurazione malattia.
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Una domanda che si pongono in tanti, dato il significativo aumento che è stato registrato in questo 2023. Rincaro che in Ticino si è attestato mediamente «tra i 40 e i 50 franchi in più al mese», ha confermato Ivan Bernaschina direttore e fondatore di Cassa Malati Online, società di consulenza attiva a Lugano.
«Qualche compagnia ha risposto al rincaro proponendo un modello nuovo che compensava questo aumento - continua -. Ma alla fine il guadagno non era reale. Tra queste, la Kpt è stata quella che ha osato maggiormente con una campagna piuttosto aggressiva».
Ci spieghi meglio.
«La cassa malati di base non è lucrativa per l’assicurazione in sé: circa il 96% del premio, viene versato in prestazioni. La compagnia può trattenere una media del 4% per pagare la parte amministrativa. Ciò significa che se aumentano i premi, è perché sono rincarati i prezzi delle cure. Dunque se Kpt offre a livello svizzero premi molto favorevoli, prima o poi dovrà far scattare un aumento. Il passato insegna che quando ci sono importanti assunzioni di nuovi clienti, entro un paio d’anni si assistono a dei rincari. Un caso analogo era stato quello di Egk che nel 2012 qua in Ticino, offriva un prezzo molto vantaggioso rispetto ai suoi competitor. L’Ufficio Federale della Sanità Pubblica (Ufsp) tuttavia le aveva imposto nel corso dell’anno di aumentare il premio per garantire il pagamento delle cure».
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Il Ticino è uno dei cantoni dove si assiste al maggior incremento, perché?
«Lo stesso andamento si osserva anche negli altri cantoni di confine. Tra i fattori che inducono l’aumento dei premi troviamo innanzitutto l’età della popolazione: le persone anziane producono più spese sanitarie e questo si riflette sui premi della zona di appartenenza. L’altra questione potrebbe essere data dell’uso improprio della fatturazione alla cassa malati di base: quando il paziente viene sottoposto a delle cure preventive, come nel caso di un check-up, la fatturazione compete alle coperture complementari, piuttosto che a quella di base. Classificando in modo errato una prestazione di tipo preventivo come una di malattia, ecco che si va a impattare sui premi delle polizze. Infine, l’eliminazione della moratoria ambulatoriale: senza un tetto massimo di medici presenti sul territorio, fa sì che la fatturazione continui ad aumentare, anche a fronte di spese sanitarie inutili. Ad ogni modo, trovo che i premi stiano aumentando in maniera sconsiderata e bisogna porvi un freno».
Nella sua esperienza, quest’anno in molti hanno valutato se cambiare assicurazione o provato a ridurre il costo?
«Quest’anno è stata una tendenza marcata. Se fino a qualche anno fa il cliente era più fidelizzato, ora è più attento a quello che spende».
Cosa si prospetta per i prossimi anni?
«Mi auguro che per il 2030 ci sia anche una riduzione dei costi sanitari. A oggi non vedo proposte concrete da parte della politica. Le casse malati non fanno moltissimo. Allo stesso tempo, da parte della Confederazione, non ci sono risposte concrete. Tuttavia, molto probabilmente, con l’aumento dei premi, potrebbe crescere il numero delle persone a carico del Cantone che a sua volta potrebbe fare pressione sulla Confederazione».
Tra i cittadini si inizia a diffondere l’idea che la cassa malati sia troppo cara e che sarebbe meglio eliminare l’obbligo di sottoscrizione. Una prospettiva possibile?
«La cassa malati è obbligatoria dal 1994 per garantire l’accesso alle cure da parte di tutti. L’assicurazione di base, il tasto dolente della situazione, deve essere vista come una tassa per sostenere il sistema sanitario a garanzia delle cure per chiunque. Fatta questa premessa, c’è da dire che negli ultimi 10 anni i premi sono più che raddoppiati. Significa che nel sistema c’è qualcosa che non va. Come spesso viene detto, si nota la completa assenza di una controparte: ospedali, medici, fornitori sono incentivati a fatturare di più. E la cassa malati è tenuta a pagare quel che viene fatturato. In questo scenario è evidente che nessuno trova vantaggio nell’abbassare i costi. La grande assente è la Confederazione che non avanza iniziative per contrastare il fenomeno. Ad ogni modo, mi auguro che rimanga obbligatoria, altrimenti sarebbe un grande passo indietro».
Disincentivare l’abuso delle cure potrebbe essere una soluzione?
«Ci sono diverse vie per abbassare i costi. Alcuni sono favorevoli a una franchigia più alta, a 5 mila franchi; una misura che a mio parere però non è sostenibile per tutti. Nel caso invece dei sussidiati al 100% al Cantone, anziché consentire una franchigia molto bassa, bisognerebbe mettere delle limitazioni. Per esempio, le autorità dovrebbero optare a priori per un modello più vincolante ed economico, dando la possibilità di scelta tra le casse malati meno costose e con una franchigia superiore ai 300 franchi, fatta eccezione per chi realmente ne ha bisogno».
Qual è quindi la ricetta perfetta per risparmiare?
«Si deve scegliere la cassa malati sulla base del proprio profilo personale, stabilendo quali prestazioni sono più frequenti e, infine, valutare l’offerta delle diverse assicurazioni di malattia. A volte è meglio optare per una che costa di più, ma che a fine anno rimborsa la maggior parte delle spese. Nel nostro caso, forniamo un servizio aggiuntivo per verificare l’esattezza della fatturazione da parte dei fornitori dei servizi e sull’operato della compagnia di riferimento. Agendo così sul rischio di errore».
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