Situazione di stallo nel corso del Consiglio Ue straordinario dei ministri dell’Energia oggi a Bruxelles.
In Europa manca una sostanziale visione condivisa sulla possibilità di definire un tetto comune al prezzo del gas, il cosiddetto "price-cap".
Draghi non convince tutti
La Commissione Europea ha valutato troppo azzardata la proposta avanzata da Mario Draghi e sostenuta da altri 14 Paesi, di fissare un limite al prezzo del gas.
In alternativa, l’organo europeo ritiene valida piuttosto la possibilità di definire un nuovo indicatore del mercato del gas, alternativo al Ttf di Amsterdam, dedicato soltanto al gas naturale liquefatto per svincolarlo così dalle variazioni prodotte dalla Russia.
L’alternativa che divide
Nel confronto in programma oggi a Bruxelles - venerdì 30 settembre - del Consiglio Ue straordinario dei ministri dell’Energia figura anche la proposta di attivare un limite al solo gas impiegato per produrre energia elettrica. In questo modo però, toccherebbe al sistema elettrico nazionale di ogni paese pagare la differenza tra il prezzo di mercato del gas e quello imposto con il "price cap", generando però forti disparità tra le varie nazioni. Questa soluzione avvantaggerebbe i Paesi con una fiscalità consolidata - ad esempio Germania e Olanda - e penalizzerebbe invece realtà del sud Europa, Italia tra tutte.
Mossa azzardata della Germania
Di certo la scelta adottata in autonomia dalla Germania di attivare uno scudo da 200 miliardi appena 24 ore prima del summit, ha prodotto una certa irritazione tra i restanti Paesi membri.
Al di là delle valutazioni che emergeranno oggi, resta il fatto che la strada per l’unità europea appare quanto mai complicata, in vista soprattutto del Consiglio europeo di fine ottobre a Bruxelles. Al fronte rappresentato da Francia e Italia, a cui si sono aggiunti altri 12 Paesi, si contrappone lo schieramento capitanato da Germania e Olanda, che paiono irremovibili sulle rispettive posizioni.
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