Un’analisi di Comparis ha portato alla luce le problematiche dell’organizzazione pensionistica svizzera. L’attuale sistema dei tre pilastri non consentirebbe ai lavoratori del ceto medio di mantenere lo stesso stile di vita una volta terminata la propria carriera lavorativa.
La piattaforma di confronti indipendente ha effettuato un’analisi del sistema previdenziale svizzero corrente, che si basa sul principio dei “tre pilastri”. Secondo Comparis, questo metodo discrimina fortemente i redditi medi, non consentendo a queste categorie, ovvero le donne con un reddito lordo superiore a 96.000 franchi all’anno e gli uomini con uno stipendio annuo superiore a 105.000 franchi, di mantenere lo stesso tenore di vita una volta raggiunta la pensione.
Le falle nel sistema
Contrariamente da quanto sancito dalla Costituzione federale, l’analisi di Comparis confermerebbe che le persone in questa fascia di reddito non riusciranno a mantenere il loro standard di vita, nemmeno in seguito alla riforma dell’AVS in arrivo. «L’attuale importo massimo annuo che si può versare nel pilastro è 3a troppo basso. Le donne dovrebbero poter versare annualmente 12’400 franchi e gli uomini 10’100 franchi», spiega Leo Hug, esperto Comparis in previdenza.
Gli uomini non possono versare quanto necessario
Un uomo celibe con un reddito di 129.060 franchi (stipendio annuo medio per questa fascia), avrebbe bisogno di oltre 700.000 franchi di risparmi oltre alle rendite AVS e alla cassa pensioni, per poter mantenere il suo tenore di vita. Questo non risulta possibile perché il contributo massimo consentito è di 6.883 franchi all’anno, mentre per raggiungere la somma precedente servirebbe accumulare ogni anno 10.100 franchi con un tasso d’interesse medio del 2%. «Gli uomini celibi con uno stipendio annuo di 120.000 franchi dovrebbero poter versare 8.950 franchi all’anno nella previdenza vincolata. Con un salario lordo di 110.000 franchi, occorrerebbe versare 7.660 franchi», afferma l’esperto di Comparis.
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Le donne in carriera le più colpite
La categoria più colpita dal sistema attuale sarebbe quella delle donne che svolgono un’attività lavorativa da ceto medio. Dato che le donne vanno in pensione un anno prima degli uomini e smettono in media di lavorare tre anni prima della pensione, quelle con un reddito annuale di circa 130.000 franchi dovrebbero versare circa 12.400 franchi all’anno dall’età di 20 anni. Dovrebbero quindi poter versare nel pilastro 3a, l’83% in più di quanto consentito.
«Le donne che fanno carriera sono le vittime del sistema previdenziale svizzero. Nella migliore delle ipotesi, sono considerate fonti di sovvenzioni trasversali del primo pilastro. Sono fortemente discriminate dal sistema», critica Hug.
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