Il prezzo del pellet è direttamente proporzionale al prezzo del gas.
Con l’aumento dei costi dell’energia e la crisi del gas alle porte, i prezzi dei combustibili alternativi sono schizzati alle stelle. Tra i più gettonati la tradizionale legna da ardere, ma anche il pellet, diventato negli ultimi anni una preziosa risorsa per riscaldare casa in modo sostenibile, risparmiando addirittura qualcosa. Ora però i venti sono cambiati. Guerra in Ucraina e impennata dei costi energetici hanno spinto il costo del pellet a prezzi fuori controllo. Ad agosto ha superato la soglia dei 500 franchi a tonnellata, oltrepassata già a luglio, attestandosi a 551,60 franchi/t. Segnando un aumento di 43,10 franchi rispetto a un mese fa e di ben 211 franchi (+60%) rispetto a settembre 2021. Rincaro dovuto al balzo in avanti dei prodotti energetici, perché per fare pellet occorre energia e la maggior parte delle aziende produttrici sono alimentate a gas.
E se da un lato la corsa alla ricerca di combustibili alternativi è iniziata, dall’altro gli ostacoli presenti lungo il percorso sono davvero tanti. «Il grosso problema riscontrato quest’anno – spiega il direttore generale di FELA Ticino, Luigi Meier - è rappresentato dell’approvvigionamento: è difficile trovare soprattutto pellet sul mercato europeo. Di conseguenza, con le forniture ridotte, non riusciamo a stare al passo con le richieste dei nostri clienti».
Direttore, casa influisce su questa situazione?
«La causa principale è l’aumento del prezzo del gas naturale. Per produrre pellet, le industrie utilizzano metano e con il suo rincaro, arrivato a un livello esponenziale, alcune sono state costrette a interromperne la produzione. Quindi, sul mercato manca merce».
Un problema che si aggiunge a un altro problema, dunque.
«Oltre a essercene poco, è troppo caro. Per esempio, l’anno scorso in questo periodo dell’anno, il pellet era stato messo in promozione. Ora invece un sacco da 15 kg è venduto esattamente al doppio del costo del prezzo ribassato. Ovvero circa 9 franchi al sacco».
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
«Con il prezzo del gas in costante crescita, la tendenza per i prossimi mesi è orientata al rialzo. I prezzi sono quasi di giornata e possono cambiare da una settimana con l’altra. Ma il problema rimane la disponibilità del prodotto».
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Quale consiglio dare ai consumatori?
«Sicuramente di non aspettare a comprare, ma di fare scorta adesso. Non c’è nessun segnale che indica che da qui a qualche mese il prezzo possa scendere. Rinunciando ad acquistare ora, sperando in un calmieramento del prezzo poi, si rischia un conto ancora più salato».
Con l’aumento del prezzo, aumenta il rischio di incorrere in fregature. Come prevenirle?
«Per acquistare pellet di qualità, si consiglia sempre di verificare la presenza della certificazione ENplus A1. Qualora, invece, si compri pellet senza certificazione, chiaramente il rischio c’è».
La ricerca di combustibili alternativi, risulta davvero difficile per i consumatori. Ci sono delle alternative?
«Il problema non è il fatto di trovare energia alternativa, piuttosto di installazione. Una casa con una stufa a pellet purtroppo può utilizzare solo pellet. Mentre se si sta valutando un nuovo sistema di riscaldamento, una valida alternativa è rappresentata dalle stufe a cippato di legno. Consiste in legno sminuzzato finemente e ce n’è in abbondanza, anche di produzione ticinese. Ovviamente è necessaria una stufa ad hoc e il suo costo varia a seconda di dimensioni ed esigenze».
Conviene di più rispetto a una stufa a pellet?
«È un’alternativa da valutare, poiché meno soggetta alle variazioni del mercato, essendo a produzione locale. Il costo della stufa in sé non varia molto rispetto a una stufa a pellet e il cippato non è più caro. Anzi, al momento costa un po’ meno, anche se la sua resa calorica è leggermente inferiore».
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