Da oggi e per un anno in vigore il piano emergenza predisposto dall’Ue. L’adesione è volontaria, con deroghe già concesse ad alcuni Paesi come Spagna e Italia.
Non è più un’ipotesi sulla carta, chiacchierata nelle stanze dell’Unione Europea. Da oggi il piano di emergenza del gas europeo è una realtà, entrata in vigore questa mattina per far fronte a eventuali stop alle forniture russe, più severe di quelle già avvenute senza apparenti scopi punitivi nelle scorse settimane.
L’idea: accantonare per i tempi peggiori
Come? La strategia è di quelle ovvie che non hanno alternative. Tutti i paesi europei sono chiamati da adesso a ridurre volontariamente il consumo di gas del 15 per cento fino a marzo del prossimo anno, rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni.
Obiettivo: risparmiare 45 miliardi di metri cubi
Secondo le stime, per mettersi al riparo da possibili e gravi conseguenze è necessario risparmiare in totale 45 miliardi di metri cubi di gas. Una parte grossa della partita è giocata dalla Germania, che dovrebbe utilizzare circa 10 miliardi di metri cubi di gas in meno.
E se non basta? Ecco che cosa succede
Si tratta della prima fase, e più leggera, di un piano che ne ha già previste di successive, per scongiurare il peggio. Se non si riuscirà cioè a raggiungere la quota prefissata, e/o se vi saranno strozzature troppo importanti nell’approvvigionamento, sarà attivato un allarme con obiettivi di risparmio vincolanti, che però richiederà di essere approvato da almeno 15 Paesi e dal 65% della popolazione.
Uno sforzo troppo grande per qualcuno
Da segnalare come alcune nazioni abbiano negoziato trattamenti meno penalizzanti, riducendo la soglia a loro parere troppo elevata del 15%. Si tratta, per esempio, di Spagna e Italia, pronte a fare uno sforzo ma non così grande.
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