Anche in Svizzera la valenza del "lavoro da casa" sta assumendo una nuova importanza.
Dal 1° settembre in Italia decadono le modalità agevolate che hanno regolato lo smart working durante i mesi della pandemia. Il "lavoro da casa" tornerà a essere gestito secondo accordi specifici tra i datori di lavoro e i dipendenti a partire dal primo settembre 2022.
Basta una comunicazione
Dal prossimo mese, quindi, i datori di lavoro saranno chiamati a notificare al Ministero competente quali collaboratori saranno autorizzati a svolgere la loro attività da casa, indicando tempi e modi. La nota ufficiale a firma del ministro del Lavoro Andrea Orlando traccia dunque una valutazione positiva dell’esperienza emergenziale vissuta in Italia negli ultimi due anni.
Da tempo lavoratori e imprese avevano espresso l’interesse a proseguire questa formula, purché fosse semplificata tutta la procedura di trasmissione dei dati.
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Cambio di passo
Cosa rimane dunque all’Italia dell’esperienza appena trascorsa relativa a questa modalità di lavoro?
Molto, almeno sotto il profilo culturale, anche se a due anni dal picco dell’emergenza pandemia del 2020, il Paese sta ancora cercando un equilibrio definitivo per il cosiddetto "lavoro agile", anche se di fatto, sembra ormai smarcata la necessità di facilitare l’accesso allo smart working da parte dei lavoratori almeno sotto il profilo burocratico.
Nuove esigenze energetiche
Guardando in casa nostra, in Svizzera la valenza del "lavoro da casa" sta assumendo una nuova importanza anche per la possibilità che offre di ridurre i costi energetici degli edifici pubblici e delle aziende. Nella campagna volta a sensibilizzare il rismparmio volontario, il Consiglio federale sta valuntando anche la possibilità, in caso si penuria di energia, di riunire diverse sedi dell’Amministrazione federale allo scopo di riscaldare un minor numero di locali e di aumentare la quota di telelavoro del personale.
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