Il connubio sempre più forte tra nuove tecnologie e ricerca clinica porta allo sviluppo di nuove modalità di diagnosi, cura e di prevenzione. Ecco cosa ne pensano i principali attori del canton Ticino.
Combattere la resistenza agli antibiotici, acquisire i segnali di movimento muscolare dei pazienti colpiti da ictus, prevenire lo stress da born out attraverso la tecnologia. Sono solo alcuni degli oltre 200 progetti di ricerca attivi grazie al Dipartimento tecnologie innovative (Dti) della Scuola universitaria della Svizzera italiana (Supsi).
Da luglio dell’anno scorso, inoltre, la necessità di approfondire le conoscenze sull’utilizzo di tecnologie digitali, a supporto di nuovi e personalizzati metodi di diagnosi e cura in campo medico ha dato vita all’Istituto di tecnologie digitali per cure sanitarie personalizzate, conosciuto come MeDiTech.
Giovedì sera, alla Supsi di Viganello, l’incontro “Tecnlogia e salute: sfide e opportunità tra clinica, ricerca e industria”, a cui sono intervenuti i principali attori del settore, per discutere sui diversi aspetti relativi al legame sempre più stretto tra tecnologia e ricerca clinica.
«Abbiamo organizzato questo evento per sottolineare ancora di più l’esigenza di lavorare in questo settore, affrontando la tematica da più punti di vista – ha spiegato la direttrice ad interim del MeDiTech della Supsi, Francesca Faraci –. Giovedì sera si sono seduti rappresentanti dell’economia, dell’etica, dell’industria e del settore sanitario. Ma è solo una parte degli attori da chiamare in causa per intavolare un dialogo costruttivo d’approfondimento della tematica». I progetti al vaglio dell’istituto sono diversi, «ma – ha sottolineato – manca una visione d’insieme».
«Al Meditech facciamo affidamento alla complementarietà delle competenze: lavorando su dati provenienti dal settore clinico, ci rendiamo conto quanto sia necessario il dialogo tra i diversi ambiti.
È vero, gli algoritmi utilizzati sono spesso gli stessi adottati per altri scopi, ma quando vengono applicati nel campo sanitario è necessario una conoscenza maggiore delle questioni etiche, per esempio. Il settore è molto specifico e pertanto per sviluppare dei software informatici occorre altrettanta specificità nella loro aggregazione».
Eoc investe sempre più in ricerca
Al tavolo di discussione è intervenuto il direttore della Clinical Trial Unit dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), Alessandro Ceschi, che ha sottolineato come «nell’ultimo anno Eoc ha registrato un incremento delle attività di ricerca del 40%, con un focus sulla ricerca clinica e sulla ricerca traslazionale. Le collaborazioni con Supsi e l’industria sono diverse, ma si può fare ancora di più per il bene del paziente. Vorremo sfruttare l’occasione di questo simposio per organizzare degli incontri con gruppi di ricerca con interessi affini per concretizzare in progetti di ricerca».
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Professioni in mutamento
Secondo il direttore di ricerca, servizi e trasferimento conoscenza della Supsi, Emanuele Carpanzano, «la digitalizzazione è in rapidissima evoluzione e il connubio con la medicina è attualità. All’orizzone vi sono poi altre tecnologie che cambieranno ancora ulteriormente il comparto medico sanitario. Coniugare i diversi ambiti ha dei benefici anche se comporta dei problemi dal punto di vista etico e impatterà anche sulla formazione delle figure professionali che dovranno sapere come utilizzare queste nuove conoscenze.
Nel futuro ci saranno – verosimilmene – nuovi contenuti, nuovi percorsi formativi e nuovi professionisti. Oggi facciamo capo ai problemi grazie a gruppo interdisciplinare, costituito da medici, biologi e ingegneri. Un domani si affacceranno sul mercato figure che integrano tutte queste conoscenze».
Trattamento dei dati, il Gdpr mette a rischio l’innovazione?
Sul rapporto tra industria e trattamento dei dati è stato chiamato a intervenire il ceo di Medacta International, Francesco Siccardi. Le sfide all’orizzonte sono molteplici e spiega che in particolare «l’industria, che sui dati tende ad arricchirsi, è il compatimento più soggetto a critiche. In materia dei trattamenti dei dati, in Europa vige il Gdpr, molto più severo e rigido rispetto all’omologo americano Adppa. Questo comporterà nel Vecchio Continente un minor sviluppo di innovazione, anche nel settore dei medical device. Penso che sia un bene, ma penso anche che sia anche necessario rivedere queste regolamentazioni per non perdere la possibilità di portare del benessere con dei costi ridotti a tutti i pazienti, non solo laddove la regolamentazione lo permette».
Ogni settore dovrebbe avere un regolamento specifico
Sulla questione etica è infine intervenuto Marcello Ienca, leader per l’Intelligence system ethics group al Politecnico di Losanna che ha spiegato: «per le aziende e per i gruppi di ricerca in ambito accademico, è fondamentale avere delle linee guida di settore. Chi sviluppa sistemi per scopi diagnostici ha degli obiettivi e dei metodi di azione differenti. Quindi è importante che all’interno di questo ampio regolamentazione vi siano spazi dedicati al singolo segmento».
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