Dopo la Conferenza delle donne organizzata dal sindacato, Unia pensa a una mobilizzazione generale per il 14 giugno 2023.
Nel 2019 erano mezzo milione le persone che avevano protestato in mezzo alla strada per il divario salariale e le discriminazioni nel mondo del lavoro in occasione dello sciopero delle donne. Un problema ancora presente al giorno d’oggi e per questo nei giorni scorsi 160 donne appartenenti al sindacato Unia si sono riunite a Bellinzona, in concomitanza della Conferenza delle donne Unia e la settima Conferenza dei tre Paesi: Svizzera, Germania e Austria. Le presenti hanno poi ribadito la loro posizione riguardo la riforma Avs21 e avviato i preparativi per un nuovo sciopero in programma il 14 giugno 2023.
«Con l’Avs 21 – ha dichiarato Vania Alleva, presidente di Unia – le donne dovrebbero lavorare un anno in più e riceverebbero la pensione un anno in meno. Non solo: la destra punta addirittura a imporre un’età di pensionamento generalizzata di 67 anni. L’Avs 21 è inaccettabile!».
No all’AVS 21
I dibattiti hanno evidenziato che troppo spesso le donne percepiscono redditi bassi nell’arco di tutta la vita lavorativa perché sono costrette a lavorare a tempo parziale. Devono infatti accudire figli e familiari. I salari bassi sono molto diffusi nelle professioni «tipicamente femminili» e raramente le donne hanno accesso alle posizioni meglio retribuite. Le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini. Di conseguenza anche i loro contributi al 2° pilastro sono bassi. Al termine del loro percorso lavorativo ricevono una rendita inferiore di un terzo a quella degli uomini. Dobbiamo pertanto aumentare i salari troppo bassi e le rendite delle donne, non la loro età di pensionamento!
Uno sciopero nel 2023
I dibattiti condotti in questa due giorni hanno evidenziato che a 3 anni di distanza dal grande sciopero delle donne del 2019, che aveva attirato mezzo milione di persone in strada, il divario salariale e le discriminazioni nel mondo del lavoro sono ancora troppo diffusi. Secondo Unia la riforma Avs 21 sferra un nuovo attacco ai diritti delle donne e per questi motivi hanno deciso di mobilitarsi in vista del prossimo 14 giugno e ancor più su larga scala l’anno successivo.
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