La protesta: "La Segreteria di Stato dell’economia e i Cantoni hanno l’obbligo di porre fine al modello Uber, perché si basa sul lavoro nero nero".
I toni assunti dal sindacato sono decisi: "Prima lo scandalo internazionale “Uber Files” - cita la nota diffusa da Unia -, ora il fallimento della conciliazione a Ginevra: è chiaro che il servizio di trasporto Uber non vuole rispettare le leggi. La Segreteria di Stato dell’economia e i Cantoni hanno l’obbligo di porre fine al modello Uber, perché si basa sul lavoro nero nero".
Il precedente
Le sentenze del Tribunale federale del 30 maggio 2022 riguardanti Uber e Uber Eats hanno chiarito la situazione in ultimo grado: esiste un contratto di lavoro tra Uber e i suoi autisti. Secondo Unia, Uber deve quindi assumersi tutti gli obblighi di un normale datore di lavoro: corretto e tempestivo pagamento della retribuzione, rispetto dei salari minimi e del diritto del lavoro, fornitura degli strumenti di lavoro, corretta fatturazione delle spese, concessione delle ferie pagate, pagamento dei contributi infortuni e dei contributi sociali assicurazione.
Una situazione anomala
Eppure - sempre secondo Unia - Uber continua a eludere la legge. "In tutti i cantoni, tranne Ginevra, - si legge nella nota - Uber si affida sfacciatamente al lavoro nero. A Ginevra l’azienda occupa le autorità con un nuovo modello che non rispetta l’accordo del 10 giugno 2022 che le impone di rispettare le condizioni di lavoro risultanti dal codice delle obbligazioni.
"La politica è complice"
Il sindacato Unia chiede alle autorità cantonali di porre fine "al lavoro sommerso sistematico in Uber. La SECO, in collaborazione con l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), deve svolgere un ruolo attivo e coordinare le attività dei Cantoni affinché facciano rispettare efficacemente le leggi e la protezione dei lavoratori".
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